Il retroscena

Fu Gratteri a segnalare le anomalie nell’attività del giudice del Riesame Giuseppe Valea

Nel 2019 il procuratore capo di Catanzaro informò il Consiglio giudiziario di una prassi illegittima in base alla quale il collega assumeva in solitaria decisioni di carattere collegiale

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di Antonio Alizzi
22 ottobre 2021
17:52
Giuseppe Valea. Nel riquadro, Nicola Gratteri
Giuseppe Valea. Nel riquadro, Nicola Gratteri

Dagli atti del Consiglio Superiore della Magistratura viene fuori un retroscena indicativo della situazione che si vive da pochi anni nel Distretto giudiziario di Catanzaro, dove la credibilità delle toghe è stata messa a dura prova delle varie inchieste provenienti da Salerno. La questione analizzata dalla settima commissione di Palazzo dei Marescialli riguarda la nota con cui l’attuale procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, aveva informato il Consiglio giudiziario del capoluogo di regione, sulle condotte dell’ex presidente della sezione Riesame e misure di prevenzione di Catanzaro, Giuseppe Valea, trasferito dall’assemblea plenaria, al tribunale di Milano, prima che il gip del tribunale di Salerno gli applicasse la misura interdittiva della sospensione dal pubblico ufficiale di magistrato ordinario per la durata di 12 mesi. Valea è accusato di falso ideologico.

Valea sott’inchiesta: le contestazioni

Nell’ordinanza cautelare, il gip Zambrano aveva ritenuto sussistente la gravità indiziaria per sei dei sette capi d’accusa contestati dall’ufficio di procura di Salerno, coordinato dal procuratore capo di Salerno, Giuseppe Borrelli, ex procuratore aggiunto di Catanzaro. «Le relazioni dei componenti dei collegi presieduti dall’indagato, le sommarie informazioni rese da questi ultimi, il riscontro offerto dall’acquisizione dei provvedimenti indicati, offrono una solida piattaforma indiziaria» aveva scritto il giudice cautelare.


Dalle indagini, infatti, era emerso che «l’indagato depositava i provvedimenti resi a scioglimento della riserva assunta all’esito dell’udienza di trattazione senza consultare i giudici a latere. Pertanto, i provvedimenti recavano falsamente, in premessa, l’indicazione della formazione collegiale del tribunale che li aveva emessi, in quanto si trattava, in realtà, di decisioni assunte “in solitudine” dal solo Valea». Lo scorso mese di luglio chi opera nel settore giudiziario pensava - dopo aver letto le carte dell’inchiesta - che gli accertamenti su Valea fossero stati avviati all’indomani delle dichiarazioni rese dai suoi colleghi ai magistrati di Salerno. Ma il documento del Csm, invece, ricostruisce con dovizia di particolari tutta la questione che prende forma, come detto, dal giorno in cui Gratteri segnala le presunte anomalie al presidente Introcaso.

I documenti del Csm

La data riportata nell’informativa, giunta sul tavolo della settima commissione, risale al 6 novembre 2019. «Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro ha rappresentato, con nota riservata al Presidente della Corte di Appello, che presso la sezione del riesame presieduta dal dott. Giuseppe Valea veniva adottata una “prassi” - a suo avviso illegittima - in virtù della quale il differimento dell’udienza ex art. 309, comma 9 bis c.p.p. veniva disposto dal Presidente di sezione e non già dal collegio assegnatario del fascicolo; tale modalità  operativa impediva di verificare se, a seguito del differimento, vi fosse un mutamento dell’originario collegio». Visto il documento di Gratteri, il presidente della Corte d'Appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, dispone la trasmissione della segnalazione al Consiglio giudiziario di Catanzaro, il quale avvia un procedimento di vigilanza sull’attività giudiziaria di Valea.

All’esito degli accertamenti espletati, il Consiglio giudiziario di Catanzaro aveva rilevato che «i casi di differimento ex art. 309 comma 9 bis c.p.p, pur non prevedibili ex ante non appaiono rari o infrequenti soprattutto in relazione ad affari di competenza DDA. L'attuale previsione tabellare relativa alla formazione dei collegi prevede una rotazione che non consente di garantire la stabilità del collegio inizialmente assegnatario dell'affare, se non incrementando il numero di udienze per ogni giudice».

Nonostante le indicazioni date su questo caso, su impulso della prima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, il Consiglio Giudiziario aveva effettuato ulteriori approfondimenti, al punto che la Prima disponeva una serie di audizioni nel febbraio del 2020 che si concludevano con la richiesta di trasferimento per incompatibilità ambientale e/o funzionale per Giuseppe Valea, ai sensi dell'art. 2 del regio decreto n. 511 del 31 maggio 1946, così come modificato dall'art. 26 del decreto legislativo n. 109 del 23 febbraio 2006.

Sul punto l’assemblea plenaria del Csm aveva deciso di archiviare la pratica (14 luglio 2020), in quanto Valea, a seguito di domanda in prevenzione, è stato trasferito, con delibera consiliare del 23 giugno 2021, al Tribunale di Milano. Dal 1° gennaio 2022, tuttavia, il magistrato andrà in pensione.

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