L’iniziativa

Un giardino in memoria di Loredana Scalone, vittima di femminicidio. La sorella Giulia: «I giovani devono sapere ed essere educati al rispetto»

VIDEO | La donna fu uccisa il 23 novembre 2020 dall'ex compagno con 28 coltellate e poi lanciata da una scogliera a Stalettì, nel Catanzarese. Gli studenti del liceo artistico hanno realizzato una stele in memoria di quanto accaduto per lanciare un monito contro la violenza

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di Luana  Costa
20 aprile 2024
18:32

Un giardino in memoria di Loredana Scalone, uccisa dall'ex compagno e ritrovata nelle scogliere di Pietragrande a Stalettì nella giornata dedicata alle donne vittime di violenza. L'efferato omicidio è infatti avvenuto il 23 novembre del 2020, l'assassino condannato lo scorso ottobre a 25 anni di reclusione.

Oggi quella storia di violenza si trasforma in ricordo, attraverso l'apposizione di una stele in un giardino intitolato alla memoria di Loredana. «È una bella iniziativa perché così si fornisce una memoria ai giovani che adesso sanno ciò che è successo. Il parco è intitolato a Loredana ma anche a tutte le vittime di femminicidio» ha dichiarato la sorella Giulia Scalone. «È giusto che i giovani conoscano queste verità, queste storie in modo da instillare in loro l'educazione al rispetto, l'educazione al no perché quando una donna dice no scatena nell'uomo rabbia che spesso scaturisce in omicidio».


L'iniziativa è stata voluta dal liceo artistico, la stele e i disegni sul tema della violenza sulle donne sono stati realizzati dagli studenti delle quinte classi. «Noi speriamo che sia uno spazio dove le nuove generazioni possano riflettere, dove possa avvenire la sensibilizzazione nei confronti di questi fenomeni» ha spiegato Elena Maida, docente del liceo artistico. 

Presente l'amministrazione comunale che ha concesso il patrocinio all'evento e le responsabili dei centri antiviolenza che operano sul territorio. «Riceviamo richieste continue, così anche tutti gli altri centri» ha aggiunto Anna Piane, responsabile del centro "Attivamente coinvolte". «C'è molto sommerso ed è difficile spezzare questo zoccolo duro. Le donne fanno fatica a denunciare, anche perché non c'è formazione nelle forze dell'ordine e nella magistratura. La rete non funziona come dovrebbe, le donne non riescono ad uscire dalle situazioni di violenza perché temono di essere rivittimizzate nuovamente».

Giornalista
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