VIDEO | Le attività investigative dei carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza hanno fatto luce sulle altre attività delittuose della 'ndrangheta operante nella Piana di Sibari. E spunta anche il ruolo di Finizia Pepe come “contabile” del gruppo “rom”
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Carabinieri
Il gip distrettuale di Catanzaro, Gilda Danila Romano, ha applicato la misura in carcere per Marco Abbruzzese, alias "U palumm", Nicola Abbruzzese, alias "Semiasse", Pasquale Forastefano, alias "Animale", e Finizia Pepe, moglie di "Semiasse". Divieto di dimora in Calabria, invece, per Francesco Faillace.
Il contesto investigativo ipotizzato dalla Dda di Catanzaro, nella persona del procuratore capo Salvatore Curcio, è quello tradizionale: i clan Abbruzzese e Forastefano, pacificatasi dopo l'omicidio di Leonardo Portoraro, conducono nel territorio le attività delittuose. Tuttavia, le operazioni antimafia denominate "Kossa", "Gentlemen 2" e "Athena", hanno inferto un duro colpo alle due consorterie mafiose della Piana di Sibari. L'indagine odierna chiude il cerchio, forse, solo sul fronte cassanese.
'Ndrangheta a Cassano capi d'imputazione
Marco Abbruzzese, presunto “reggente” dell’omonima cosca, è accusato di estorsione aggravata con metodo mafioso per aver ripetutamente minacciato un imprenditore, affinché corrispondesse somme di denaro per la "protezione" delle sue attività edili. In particolare, Abbruzzese avrebbe richiesto il 3% del valore di un appalto pubblico vinto dalla persona offesa a Cassano all’Ionio, oltre a un "pizzo" su un altro cantiere a San Demetrio Corone. Le minacce, legate alla cosca Abbruzzese, avrebbero garantito l’immunità da atti violenti per l’imprenditore. Nonostante il rifiuto dell’imprenditore, il tentativo di estorsione sarebbe stato compiuto con l'aggravante del metodo mafioso.
Nel secondo capo d’accusa, troviamo Nicola Abbruzzese, Pasquale Forastefano e Francesco Faillace. I tre infatti sono accusati di estorsione aggravata con metodo mafioso. Secondo la Dda di Catanzaro, avrebbero minacciato un imprenditore di Spezzano Albanese, chiedendogli il pagamento di denaro per il suo cantiere edile, con l’intento di garantirgli “protezione”. Inoltre, avrebbero evocato l’appoggio della presunta cosca Presta per intimidire l’imprenditore e chiedere somme di denaro per le spese legali dei familiari detenuti. Il tentativo di estorsione è stato reso vano dal rifiuto della vittima.
Ritroviamo poi Marco Abbruzzese, il quale avrebbe minacciato un imprenditore di Villapiana per costringerlo a pagare una somma di denaro a titolo di "protezione" per il suo stabilimento balneare. Le minacce avrebbero fatto parte di un modus operandi mafioso, con l'aggravante di appartenere alla cosca Abbruzzese e con l’intento di agevolare l’attività criminale del sodalizio mafioso.
Infine, il presunto coinvolgimento di Finizia Pepe, moglie di Nicola Abbruzzese, ritenuta la “contabile” del gruppo, avendo pagato lo “stipendio” a Gianluca Maestri, prima che lo stesso fosse arrestato nell’ambito dell’operazione “Reset” e anche in epoca successiva attraverso la compagna dell’attuale collaboratore di giustizia.
Sia Finizia Pepe che Marco Abbruzzese sono accusati di far parte della cosca Abbruzzese, “U Palumm” come dirigente del gruppo, avrebbe facilitato la latitanza del fratello Leonardo Abbruzzese e organizzato estorsioni verso imprenditori del comprensorio cassanese. Pepe, compagna di Nicola Abbruzzese, avrebbe fornito supporto nella gestione della contabilità del clan, mantenendo i contatti tra i membri della cosca e fungendo da "ponte" nelle comunicazioni interne. Nei prossimi giorni sono attesi gli interrogatori di garanzia.