Inchiesta Sisma

‘Ndrangheta, gli interessi dei clan sui fondi per il terremoto 2012 a Mantova: 10 arresti

Contestati i reati di concussione, corruzione e intestazione fittizia di società, con l'aggravante delle finalità mafiose, per aver agevolato la cosca 'ndranghetista Dragone. L'operazione coinvolge architetti e ingegneri, imprenditori e personale di banche

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di Redazione
10 gennaio 2023
07:00

I Carabinieri del Comando provinciale di Mantova stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare a carico di 10 persone indagate per concussione, corruzione e intestazione fittizia di società, con l'aggravante delle finalità mafiose, per aver agevolato la cosca 'ndranghetista Dragone. Le indagini sono coordinate dalla Dda di Brescia. L'operazione è in corso in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria. I reati sarebbero stati commessi nell'ambito delle procedure per la concessione di 'fondi sisma' per ricostruzione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012 in provincia di Mantova.

Sono decine anche le perquisizioni in atto da parte dei carabinieri in abitazioni e in studi tecnici di professionisti interessati dalle indagini in varie regioni italiane nell'operazione chiamata 'Sisma'.


L’influenza della cosca Dragone

L’inchiesta ha dimostrato «la rinnovata influenza» della cosca Dragone, nell'area mantovana-reggiana rispetto a quanto scoperto con la precedente indagine "Pesci", sempre dei carabinieri mantovani e della Dda di Brescia che aveva rilevato gli interessi della cosca Grande Aracri. Al centro dell'indagine 'Sisma' il nipote di uno storico boss cutrese, pubblico ufficiale con la carica di tecnico istruttore nei comuni compresi nel cosiddetto "cratere sismico" della provincia di Mantova (Poggio Rusco, Borgo Mantovano, Magnacavallo, Sermide e Felonica) incaricato di istruttorie, di verifica, di rendicontazione e di autorizzazione ai pagamenti dei contributi a fondo perduto stanziati da Regione Lombardia per gli immobili danneggiati dal terremoto del 2012.

L'esposto e le indagini

La figura centrale è un architetto, Giuseppe Todaro, 36 anni, descritto nell'ordinanza di custodia cautelare "libero professionista" che, però, ebbe dall'agosto del 2014 almeno fino al 31 dicembre del 2021, «in via continuativa» l'incarico di «tecnico aggiuntivo esterno presso gli uffici tecnici dei Comuni mantovani ricadenti nel cratere sismico, occupandosi dell'istruttoria delle istanze di contributo regionale per la ricostruzione e la ristrutturazione di immobili danneggiati dal terremoto del 2012». L’operazione nasce da un esposto trasmesso dalla "Struttura commissariale per l'emergenza e la ricostruzione di territori lombardi colpiti dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012", istituita dalla Regione Lombardia, nel quale erano raccolte le lamentele di un imprenditore per i comportamenti di Todaro. Nell'ordinanza si sottolineano i «rapporti di parentela tra Todaro e soggetti certamente appartenenti (con ruoli di spicco) alla cosca Dragone di Cutro, storicamente contrapposta a quella dei Grande Aracri».

Lo schema per ottenere i fondi

Gli imprenditori, così come i beneficiari dei finanziamenti, si sarebbero rapportati con il tecnico secondo uno schema collaudato: la corresponsione di somme (in genere pari a circa il 3% del contributo) per garantirsi la trattazione della propria pratica in violazione dell'ordine cronologico e con aumenti dell'importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso a 950.000 euro anziché 595.000 come originariamente stabilito). La concussione prevedeva che il contributo pubblico fosse elargito ai richiedenti solo a condizione che affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo al tecnico istruttore e al padre di questi. Le società, che di fatto sarebbero state gestite dal padre del pubblico ufficiale, erano intestate a prestanomi per evitare il diniego di iscrizione nella white list. Sono in tutto 9 gli indagati raggiunti dall'ordinanza di custodia cautelare (uno ancora ricercato), di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, fra cui architetti e ingegneri, imprenditori e personale di banche.

Il tecnico: «Mio nonno era mafioso»

Il tecnico incaricato delle pratiche per la concessione dei fondi per la ricostruzione del post terremoto del 2012 nel Mantovano e nel Reggiano, nelle intercettazioni eseguite dai carabinieri di Mantova nell'operazione Sisma, parlando con gli imprenditori spiegava che «io come ditta non posso lavorare nel sisma perché mio nonno era mafioso». «Io da sei anni son il Rup (Responsabile unico procedimento, ndr) di Poggio Rusco, Villa Poma, Magnacavallo e Sermide. Io sono chi realizza la pratica, chi realizza le ditte e chi fa l'ordinanza di concessione. Se ne prendi sessanta, settanta, grazie a un mio agire sei contento o no?».

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