’Ndrangheta

«Voglio parlare con Gratteri»: quando il braccio destro del boss Luigi Mancuso provò a collaborare con la Dda di Catanzaro

Il pm Frustaci nella requisitoria del processo Maestrale racconta il tentativo «naufragato» dopo un incontro riservatissimo in carcere tra Pasquale Gallone e l'ex procuratore del capoluogo. La fuga di notizie confermata dal pentito Pasquale Megna: «Surace tramite l'avvocato Sabatino si stava impegnando per avere notizie»

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di Alessia Truzzolillo
5 maggio 2024
06:15
A sinistra, Nicola Gratteri e il pm Antonio De Bernardo. A destra, dall’alto: Gallone, Mancuso e Sabatino
A sinistra, Nicola Gratteri e il pm Antonio De Bernardo. A destra, dall’alto: Gallone, Mancuso e Sabatino

Il 20 gennaio del 2022 Pasquale Gallone ha chiesto di essere sentito dall’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. La conversazione è riservatissima, si svolge in un ambiente che dovrebbe garantire massima sicurezza e riservatezza, non fosse altro perché Pasquale Gallone è ristretto in regime di 41bis. La faccenda è potenzialmente esplosiva: il braccio destro del boss Luigi Mancuso, colui che viene definito cofondatore della consorteria mafiosa, condannato in abbreviato a 20 anni di reclusione e in appello a 19 anni e 8 mesi, manifesta la volontà di avviare una collaborazione con la Distrettuale antimafia di Catanzaro

La collaborazione che naufraga

L’incontro avviene il 28 gennaio successivo nel carcere dell’Aquila. Gallone non convince la Dda e la collaborazione non prenderà mai piede: «… una collaborazione che poi naufragherà e di cui nessuno poteva mai aver sentito parlare», spiega il pubblico ministero della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci nel corso della requisitoria del processo Maestrale davanti al gup di Catanzaro Piero Agosteo. 


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La notizia «riservatissima» circolava nella cosca Mancuso

Avviene, però, qualcosa che l’accusa definisce «allarmante». Il 18 febbraio 2023 comincia a collaborare con la giustizia Pasquale Alessandro Megna, 39 anni, figlio di Assunto Megna (tra i principali indagati dell’inchiesta Imperium) e nipote di Pantaleone Mancuso detto “Scarpuni”. Il brodo di coltura di Megna è proprio la cosca Mancuso. 

Megna si presenta alla Dda con un foglietto di appunti sul quale, tra le altre cose, ha scritto di una presunta collaborazione di Pasquale Gallone della quale si sarebbe interessato «Federico Surace tramite l'avvocato Sabatino per accertarsi se si era pentito veramente», racconta il pm.

Il collaboratore Megna: «Surace tramite l'avvocato Sabatino si stava impegnando per sapere di Gallone»

La Distrettuale, allarmata, chiede spiegazioni a Megna su come facesse a conoscere quella che doveva essere una notizia riservatissima.
«Mio zio Salvatore Muzzopappa – racconta Megna – mi ha raccontato che c'era la diceria che si voleva pentire Pasquale Gallone, mio zio mi diceva che la sicurezza l'avremmo avuta a giorni, perché Federico Surace tramite l'avvocato Sabatino si stava impegnando per sapere se vero, io non so perché l'avvocato Sabatino avrebbe dovuto avere questa informazione, io so che con mio zio Salvatore Muzzopappa e con Federico Surace erano intimi e che con l'avvocato Sabatino al punto che ricordo che l'avvocato è andato al matrimonio di Federico Surace e in ogni caso l'avvocato Sabatino, per come ho già riferito, dava informazioni a Luni l'Ingegnere se dovevano essere eseguite operazioni e lo frequentava spesso».

L’avvocato messo alle costole di Pititto

Non solo. La Dda intercetta un altro esponente delle cosche vibonesi, Michele Galati, 44 anni, del locale di Mileto, il quale racconta che c’è preoccupazione nella cosca, c'è timore di un pentimento di Pasquale Pititto, detenuto anche lui in regime di 41bis. Per controllarlo i vertici del clan gli mettono alle costole Francesco Sabatino, «per vedere se se la canta», dice Galati. 

Le memorie manoscritte di Gallone

La notizia di una possibile collaborazione di Pasquale Gallone, dice Megna, interessava «tutti, anche la mia famiglia per via del favoreggiamento della latitanza di Marcello Pesce, interessava tutti perché era stato per diverso tempo con Luigi Mancuso e si era occupato dei suoi affari, quindi sapeva tante cose». 

Come LaC News24 ha già avuto modo di scrivere, Pasquale Gallone, nonostante l’approccio con la Dda non avesse funzionato, ha proseguito nella propria opera di dichiararsi non membro attivo ma persona assoggettata ai Mancuso.
Così il 23 agosto del 2023 dinnanzi al gip di Reggio Calabria nel corso dell’interrogatorio di garanzia dell’operazione “Declino” della Dda di Reggio Calabria, incentrata sul favoreggiamento della latitanza del boss Domenico Crea, ha reso dichiarazioni auto ed etero accusatorie coinvolgenti i vertici della cosca, a partire da Mancuso Luigi. Stessa cosa è avvenuta nel corso del processo d’appello di Rinascita Scott dove si è presentato con una memoria manoscritta, ribadendo quanto detto davanti al gip di Reggio e sostenendo di essere stato costretto a commettere i reati contestati a causa del proprio totale assoggettamento ai Mancuso.

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L’incompatibilità del difensore

«In conseguenza di tale mutata strategia processuale – è scritto nella sentenza d’appello Rinascita –, il difensore di fiducia avvocato Scinica ha chiesto alla Corte di valutare la sopravvenuta incompatibilità nella difesa di Gallone rispetto alla posizione dell'altro proprio assistito Luigi Mancuso, coimputato dei medesimi reati nel troncone ordinario del processo». All’epoca i suoi difensori erano Paride Scinica e Francesco Sabatino.
Quest’ultimo è stato, poi, tratto in arresto il successivo sette settembre 2023 nel corso dell’operazione Maestrale-Carthago.
Nel corso del processo d’appello i giudici hanno invitato i difensori di Gallone a rimuovere «la potenziale situazione di incompatibilità» visto che «le dichiarazioni auto ed etero accusatorie contenute nella memoria si ponevano in potenziale contrasto con la posizione del coimputato Mancuso Luigi, rendendo impossibile per il difensore sostenere coerentemente entrambe le linee di difesa». Il quattro ottobre 2023 Pasquale Gallone, preso atto della rinuncia formalizzata dall'avvocato Scinica, ha nominato come suo difensore l'avvocato Giorgio Vianello.

Quando Mancuso chiese a Sabatino di rinunciare alla sua difesa

Per quanto riguarda gli incarichi difensivi il pm Frustaci pone una riflessione: ad un certo punto, a marzo 2020, Luigi Mancuso decide di revocare il mandato a Francesco Sabatino lasciando che questi segua la difesa di Pasquale Gallone «che è un soggetto, diciamo così, più fragile». Nello studio di Sabatino Verrà infatti trovata una missiva di Mancuso nella quale il boss gli chiede «dopo avere fatto una lunga pausa di riflessione ho preso la decisione di avere per il momento un solo difensore». Per una questione di rispetto, sostiene l’accusa,  Mancuso chiederà a Sabatino di rinunciare lui al mandato. La ragione di questa decisione? Secondo la Dda dipende dal fatto che «se Luigi Mancuso legge nella richiesta cautelare che Pittelli Giancarlo dice: "L'avvocato Sabatino fa l'autista di Luigi Mancuso" solo uno stolto non si porrebbe il problema di doversi far, come dire, rinunciare al mandato se non di dover revocare lui stesso il mandato, anche perché inizialmente Pasquale Gallone e Luigi Mancuso avevano lo stesso difensore, come dire, è singolare che Luigi Mancuso faccia questa riflessione e capisca che sia il caso di fare un passo indietro, ma lo mantenga come difensore di quello che è il suo braccio destro, ma di cui lui conosce le fragilità»

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