Morte ex presidente Catanzaro calcio, chiesto il processo per quattro medici

Udienza preliminare fissata per il 6 dicembre. Secondo l'accusa, Giuseppe Cosentino sarebbe stato operato «in assenza di una condizione d'urgenza che giustificava l'intervento chirurgico»

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di Redazione
4 novembre 2021
13:42
Giuseppe Cosentino
Giuseppe Cosentino

La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiesto il rinvio a giudizio per i quattro medici della "Casa di cura Caminiti" di Villa San Giovanni indagati per la morte dell'imprenditore ed ex presidente del Catanzaro Calcio Giuseppe Cosentino. Si tratta del chirurgo Antonio Diomede Trimarchi, del medico di guardia Luca Messina, dell'anestesista Maurizio Tescione e del cardiologo Domenico Antonio Foti. Per tutti l'udienza preliminare è stata fissata per il 6 dicembre davanti al gup Angela Mennella.

Nelle settimane scorse agli indagati era stato notificato l'avviso di conclusione indagini, per omicidio colposo, firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Nunzio De Salvo. L'imprenditore aveva subito un intervento chirurgico nella clinica "Villa Caminiti" di Villa San Giovanni. Quando le sue condizioni si sono aggravate, Cosentino è stato trasferito prima nell'ospedale di Polistena, in provincia di Reggio Calabria, e poi nel reparto di rianimazione dell'Azienda ospedaliera "Mater Domini" di Catanzaro dove è morto il 13 luglio 2020.


L'ex presidente del Catanzaro Calcio, secondo l'accusa, sarebbe stato operato di colecistectomia per via laparoscopica nonostante le linee guida avrebbero imposto di rinviare l'intervento di almeno 12 mesi da un precedente impianto di stent coronarici effettuato nel settembre 2019. Stando all'indagine, «in assenza di una condizione d'urgenza che giustificava l'intervento chirurgico», Cosentino sarebbe stato esposto «al rischio concreto di emorragia addominale, di fatto verificatasi». La decisione di operare, presa dal responsabile dell'equipe medica, secondo gli inquirenti, non sarebbe stata contrastata né dall'anestesista né dal consulente cardiologo. Il medico di guardia, infine, non avrebbe effettuato «un'adeguata fase di monitoraggio post operatorio del paziente».

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