‘NDRANGHETA, PROCESSO ‘DOGVILLE’: UN'ASSOLUZIONE E SEI CONDANNE

A dare il via alle indagini erano state le dichiarazioni di un imprenditore di Sant’Ilario dello Jonio, nel reggino, stanco delle continue vessazioni. Per i giudici i reati sono stati aggravati dalle modalità mafiose.
27 giugno 2014
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REGGIO CALABRIA - Si è concluso con 6 condanne ed una assoluzione il processo "Dogville", celebrato al cospetto del gup di Reggio Calabria Cinzia Barillà, e scaturito dall'omonima operazione condotta dalla Polizia nel gennaio 2013, che ha preso avvio dalle denunce di un imprenditore di Sant'Ilario dello Jonio. L’uomo stanco delle ripetute richieste e di una vessazione protrattasi nel tempo, si era rivolto  al Commissariato di polizia consentendo l’avvio delle indagini. Nel processo per i sette imputati il sostituto procuratore della DDA Antonio De Bernardo aveva invocato condanne per un totale di 70 anni di carcere. Tutti erano stati accusati a vario titolo di tentata estorsione, estorsione, riciclaggio. Reati  aggravati dalle modalità mafiose. Il Giudice dell’udienza preliminare ha assolto da ogni accusa solo Antonia Napoli, difesa dall'avvocato Bartolo. Queste le condanne inflitte agli altri sei imputati. Dovranno scontare 13 anni e 4 mesi di reclusione Giuseppe Belcastro e  Domenico Musolino; pena decisamente meno considerevole per Antonio Galizia (figlio naturale di Belcastro), condannato a 7 anni, per Grazia Marzano (moglie di Belcastro) e per Ivano Tedesco, entrambi destinati a rimanere per 5 anni dietro le sbarre; a 4 anni, infine, è stato condannato Giuseppe Nocera.

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