’Ndrangheta, la versione del pentito sulle armi trovate vicino al tribunale di Cosenza: «Vi dico di chi erano e chi le ha vendute»
Il racconto del collaboratore di giustizia Celestino Abbruzzese, componente della famiglia dei "Banana", alla Dda di Catanzaro. L’ex narcotrafficante rievoca l’episodio in cui furono rinvenute anche alcune divise delle forze dell’ordine
Celestino Abbruzzese, alias Micetto, meglio conosciuto come "Claudio", è presente, in qualità di collaboratore di giustizia, anche nell'ultima operazione di polizia giudiziaria condotta dalla Dda di Catanzaro, attualmente coordinata dal procuratore vicario Vincenzo Capomolla. L'ex narcotrafficante, componente della famiglia Abbruzzese "Banana", leader nel settore del narcotraffico a Cosenza e dintorni, è noto alle cronache per essere stato arrestato nel 2015 nell'ambito dell'operazione "Job Center", dove è stato condannato insieme alla moglie Anna Palmieri, oggi entrambi pentiti.
La Dda di Catanzaro ha sempre tenuto in debita considerazione il pentito di origine nomade, tanto da dargli credito nelle ultime importanti inchieste che hanno travolto la 'ndrangheta cosentina: da "Testa di Serpente" a "Reset". Per i magistrati antimafia, si legge nelle carte dell'inchiesta, le propalazioni di Micetto segnano un punto di svolta nella comprensione investigativa di quello che è il "Sistema Cosenza", nella sua declinazione più attuale. Le dichiarazioni di Celestino Abbruzzese infatti sono partite, dopo la sentenza definitiva della Cassazione, dai canali di approvvigionamento della droga, acquistata prima a Rosarno e poi in esclusiva dai cugini cassanesi.
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Sul fronte dello smercio della droga, un ruolo importante lo avrebbe avuto anche Roberto Porcaro, "reggente" del clan degli italiani fino al 13 dicembre 2019, data in cui venne arrestato per "Testa di Serpente". Celestino Abbruzzese, tuttavia, ha fatto riferimento anche ad altri soggetti che attualmente sono coinvolti in altri processi diversi da "Reset", come Alfonsino Falbo, imputato principale di "Overture" insieme a Gianfranco Scanga, senza dimenticare le posizioni dei vari Salvatore Ariello, Fiore Bevilacqua "Mano Mozza" e di altre persone legate, secondo lui, ai suoi fratelli.
Le parole di "Micetto", nell'inchiesta sul presunto narcotraffico nel carcere di Catanzaro sono state utilizzate dal pubblico ministero Veronica Calcagno per inquadrare nel migliore dei modi la figura di Riccardo Gaglianese, allo stato attuale, il vero protagonista dell'indagine condotta dai carabinieri di Catanzaro. Parliamo di un "pusher" che negli ultimi anni ha agito su più fronti delinquenziali. Il giovane cosentino infatti negli ultimi anni è stato implicato in due importanti operazioni di polizia giudiziaria, la prima denominata "Apocalisse", quella contro il gruppo capeggiato da Marco Perna, la seconda invece chiamata "Overture", un'inchiesta antimafia il cui processo di primo grado non è ancora terminato.
‘Ndrangheta a Cosenza, Celestino Abbruzzese inizia a collaborare