Scontro in Commissione antimafia sul voto di scambio

Il procuratore Lombardo sulla stessa linea della Bindi: 'Il legislatore fa le leggi e noi le applichiamo dopo averle interpretate. Se non sorgono problemi interpretativi nulla quaestio'
di Gabriella Passariello
24 febbraio 2015
10:46

E' scontro in Commissione antimafia tra il presidente Rosy Bindi e Mario Giarrusso del Movimento cinque stelle. Il motivo? L'articolo 416 ter del codice penale, il cosiddetto voto elettorale politico mafioso, che a detta della Procura distrettuale di Catanzaro, così come quella di Reggio Emilia crea una serie di problemi per contrastare il crimine organizzato.  A margine della conferenza stampa che si è tenuta ieri a palazzo di governo del capoluogo, sottile e pungente l'intervento di Mario Giarrusso :  si è originato uno scontro che emerge dai verbali relativi all'audizione che la commissione antimafia  ha accuratamente evitato di parlare. Si è tentato di mettere una sordina ai procuratori, che lamentavano il fatto che la prova sia impossibile da rendere in aula. Stiamo parlando del voto di scambio politico mafioso. La Bindi cercava di fermare i procuratori che facevano queste dichiarazioni". Una dichiarazione che la Bindi non si è lasciata scivolare: "Giarrusso è scorretto e il suo comportamento verrà in qualche modo segnalato perchè dentro la commissione occorrono atteggiamenti di rispetto reciproco che siano coerenti con gli obiettivi che stiamo perseguendo. Oggi con i procuratori c'è stato un confronto molto vivace ed appassionato - ha continuato Bindi - e riteniamo di aver fatto un buon lavoro in Parlamento, perchè il nuovo 416 ter consente di tipizzare il reato del voto di scambio politico mafioso. Giarrusso fa politica - ha concluso Bindi - quello che io non voglio fare all'interno della commissione, e per lo stesso motivo mi rifiuto di parlare da iscritta ad un partito quando svolgo questo compito. Giarrusso continua a parlare in nome dell'opposizione che ha votato contro, io invito i magistrati ad applicare questa norma che, tra l'altro, abbiamo scritto insieme a loro. Se non fosse possibile perseguire questo reato saremo i primi a porre il tema, del resto a noi tocca fare le leggi, ai magistrati tocca applicarle". Sulla stessa linea il procuratore capo della procura della Repubblica di Catanzaro: Si è sollevato un problema interpretativo sulla sentenza della Cassazione. Concordo con il presidente della Commissione, le norme vanno prima interpretate e poi applicate caso per caso, non si può dire a priori se una disposizione normativa crea problemi se ancora questi problemi non sono stati sollevati, almeno per la Procura che rappresento e che è la terza Procura antimafia in Italia. Il legislatore fa le leggi e noi prima le interpretiamo e poi le applichiamo e vanno applicati sempre anche in presenza del brocardo in claris non fit interpretatio, al quale io non credo, perché anche le cose chiare vanno interpretate. E finchè non si pone un problema interpretativo consolidato è inutile fasciarsi la testa. Anche con il 415 bis all'epoca venne sollevato lo stesso problema prima ancora che ci fossero criticità.



Gabriella Passariello


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