Morì sotto il palco della Pausini, chiesti 27 anni di carcere

Matteo Armellini perse la vita nel 2012 a causa del crollo della struttura allestita per il concerto della pop star all'interno del Palacalafiore di Reggio Calabria. Pm: «Progettazione errata e carente»
di Consolato Minniti
20 marzo 2018
19:40

Tre anni per omicidio colposo e un anno e sei mesi per disastro colposo. Sono queste le richieste del pm Rosario Ferracane nei confronti degli imputati del processo per la morte di Matteo Armellini, avvenuta a seguito del crollo del palco che avrebbe dovuto ospitare il concerto di Laura Pausini, il 5 marzo 2012, al PalaCalafiore di Reggio Calabria.

 


Il pubblico ministero, nel corso della sua requisitoria, ha ripercorso tutti i momenti salienti dell’indagine, spiegando in modo piuttosto approfondito le ragioni per le quali, a suo avviso, i sette imputati vanno condannati. Nello specifico, Ferracane ha chiesto una pena totale di 4 anni e 6 mesi di reclusione per Sandro Scalise, Franco Faggiotto, Pasquale Aumenta, Ferdinando Salzano, Maurizio Senese e Marcello Cammera che devono rispondere di omicidio colposo. Interviene, invece, la prescrizione per Gianfranco Perri, l’unico non accusato del reato di omicidio colposo. Sono state poi richieste anche sanzioni pecuniarie e l’interdizione della F&P group srl.

 

Secondo la ricostruzione del pubblico ministero, non sarebbero state adottate tutte le procedure necessarie che avrebbero potuto impedire il collasso della struttura metallica, del peso di quasi 22mila chilogrammi e composta da sei pilastri reticolari. Per il pm, Salzano, quale rappresentante della F&P group srl, committente esclusiva dei lavori di allestimento del palco alla Italstage, non avrebbe proceduro alla nomina di un direttore dei lavori che avrebbe «da un lato rilevato i gravi errori e le evidenti omissioni presenti nell’elaborato redatto dall’ingegnere Franco Faggiotto, dall’altro vigilato sulla corretta esecuzione dell’opera», così come era riportato nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

 

La progettazione, infatti, sarebbe stata errata e carente. Nei confronti di Cammera, ex dirigente comunale poi finito nell’inchiesta "Reghion", successivamente confluita in "Gotha", viene mossa l’accusa di aver omesso di «adottare un provvedimento di inibizione all’inizio dei lavori di costruzione della struttura metallica all’interno del palazzetto, dopo la consegna dell’impianto, di immediata sospensione dei medesimi lavori, non segnalando il pericolo grave e imminente di un crollo (poi avvenuto) della costruenda struttura metallica».

La parte civile, infine, ha chiesto che venga riconosciuto ai familiari di Armellini un risarcimento pari a 700mila euro. Toccherà ora al giudice Delfino decidere se accogliere o meno la prospettazione accusatoria del pm, dopo aver ascoltati gli interventi della difesa.

Giornalista
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