Vibo, caos all'ufficio ticket. Utenti in fila dall'alba: «È una vergogna»

Ecco cosa accade al poliambulatorio di Moderata Durant: nell’era di internet costretti ad alzarsi di buon mattino per iniziare la corsa al numerino. Cittadini esasperati: «Quale Covid, qua si lavora a cottimo»

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di Pietro Comito
3 marzo 2021
12:47
La fila davanti all’ambulatorio
La fila davanti all’ambulatorio

«Non dicano che è colpa del Covid…». La rabbia è palpabile al poliambulatorio di Moderata Durant… Esenzione dal ticket? Cambio del medico di famiglia? Vaccini? Una visita? È da qui che devi passare. «Si apre alle 9», dice la guardia giurata alle 8 in punto. Invita la folla a pazientare: «Ora arriva l’infermiere e vi dà il numero…». C’è gente esasperata che aspetta (e, necessariamente, si assembra, alla faccia delle misure anti-contagio che la stessa Azienda sanitaria dovrebbe premurarsi di far rispettare) sin dalle 7. Danno venti numeri: esauriti quelli, che ti sia alzato alle cinque o che provenga da chissà dove, te ne devi rientrare a casa.
«Dicono che il personale è poco, che ci sono dei contagiati… La verità è che qua lavorano a cottimo, fanno tot numeri e buonanotte…». E così l’emergenza Covid rischia di diventare un facile alibi, un po’ come la storia secondo cui la disoccupazione, la povertà e la crisi economica sono colpa della ‘ndrangheta, della masso-mafia o di chissà quali complotti e non, invece, dell’insostenibile incapacità della classe dirigente.

Moderata Durant mette alla prova anche il più timorato. Devi essere scaltro a non farti mettere sotto. Un anziano arriva alle 7.15: è il quinto. Aspetta fino alle 8.20 i numerini. Più di un furbetto lo scavalca, finisce in coda. È una di quelle persone abituate a porgere l’altra guancia, ma anche la sua pazienza ha un limite e se ne va… «Ci vuole Striscia la notizia. Ci vuole lo sputtanamento. È una vergogna», mastica amaro una paziente. Peggio degli ospedali che cadono a pezzi, peggio dei reparti a corto di personale, peggio delle liste d’attesa infinite e delle visite rinviate di anno in anno, la più plastica rappresentazione della decadenza e dell’arretratezza della sanità vibonese è questa: nell’era di internet, doversi alzare all’alba per tentare la corsa al numerino, come se si fosse al banco salumi di un supermercato, quando basterebbe un click, per la stragrande maggioranza dei servizi espletati a “cottimo”.


La sanità vibonese è anche e, forse, soprattutto questa. Dove tutto cambia per non cambiare. Ed il sacrificio di medici ed infermieri, eroici al Pronto Soccorso, in Chirurgia, a Malattie infettive e nei reparti Covid, va a farsi benedire davanti ai cortocircuiti gestionali e all’impalpabile azione dei commissari: oggi quello calabrese, Guido Longo, e quello dell’Asp Maria Bernardi (e il suo, paradossalmente per una sanità chiamata a cambiare, è stato addirittura un ritorno).

Post scriptum: avevamo contattato l’Asp e la dottoressa Bernardi per segnalare il disservizio. Attendiamo da una settimana di essere ricontattati. Riteniamo che il ritardo sia colpa… del Covid.

Giornalista
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