Macabro ritrovamento

Vibo, ex maresciallo dei carabinieri che investigò sugli intrecci Stato-mafia trovato morto dopo un mese in casa

Originario di Lamezia Terme si era trasferito da qualche tempo a Stefanaconi, alle porte del capoluogo, rifiutando ogni contatto con il mondo esterno. Sarebbe deceduto a causa di un infarto

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di Stefano Mandarano
20 dicembre 2023
18:55
Nel riquadro Antonio Perri
Nel riquadro Antonio Perri

La sintesi giornalistica archivierebbe frettolosamente il caso come “dramma della solitudine”. Ma la realtà è spesso più complessa di come la si possa condensare in poche righe di cronaca. 

Il cadavere di Antonio Perri, 54 anni, ex maresciallo capo dei carabinieri, è stato ritrovato in avanzato stato di decomposizione, all’interno dell’abitazione in cui viveva a Stefanaconi, nel Vibonese. La condizione in cui il corpo, disteso sul letto in posizione supina, è stato rinvenuto dai Vigili del fuoco e dai carabinieri della Stazione di Sant’Onofrio, lascia presupporre che l’uomo fosse morto da almeno 30 giorni. Ipotesi suffragata dal medico legale che si è recato sul posto dopo la scoperta. Così come quella sulle possibili cause del decesso che sarebbe da attribuire ad un infarto del miocardio. La bocca spalancata e le mani adagiate sul petto, come in un estremo tentativo di ossigenazione, sono elementi che lo confermerebbero. 


L’uomo viveva da solo. Era molto riservato e schivo e, testimonia qualche vicino, rifiutava i loro tentativi di contatto sociale. Nativo di Lamezia Terme, ufficialmente residente a Vibo Valentia, si era da qualche tempo trasferito in una modesta abitazione all’ingresso del paese, dove viveva in condizioni di estrema frugalità. La casa, di sua proprietà, versa in uno stato di grande trascuratezza e semiabbandono. L’erba alta del giardino, non falciata da mesi, forse anni, ne impedisce quasi l’ingresso. La scena che si è presentata ai primi soccorritori viene descritta come surreale. Poche necessarie suppellettili in casa, nulla che lasciasse presupporre uno stile di vita malsano. Appoggiato sul letto, accanto al corpo roso da giorni di disfacimento, un asciugacapelli. Probabilmente utilizzato per scaldarsi nelle notti più fredde. 

Ad attirare l’attenzione del vicinato l’odore nauseabondo proveniente dalla casa. Quindi la chiamata ai carabinieri. L’intervento, la porta sfondata, la scoperta. Dramma della solitudine si dice in questi casi. Ma di una solitudine non subita, bensì cercata, voluta e, con studiata e tenace determinazione, vissuta. Chi lo ha conosciuto, nel suo passato che sembra ormai remoto, non se lo spiega. Ma neppure se ne stupisce troppo. Lo ricordano oggi sui social i suoi amici di un tempo e la frase più ricorrente fa riferimento alla speranza che «ora possa aver trovato quella pace e quella serenità che gli mancava». Perri aveva da qualche anno interrotto qualsiasi relazione sociale. Avvisato gli amici più stretti di non cercarlo più. Di casa usciva molto raramente e solo per assolvere a necessità primarie. Un matrimonio fallito alle spalle. Le due figlie da tempo all’estero. La pittura tra i pochi svaghi che sembrava concedersi

E poi le ombre del passato. Un dramma familiare a segnarne l’infanzia. Ancora, un tentativo di suicidio con la pistola d’ordinanza. La canna sotto il mento e poi un intervento di chirurgia plastica a recuperare la ferita fisica. 

Era in servizio a Catania il maresciallo capo Perri. Negli anni novanta. Gli anni delle stragi. Ed era in prima linea, impegnato in importanti indagini di polizia giudiziaria sugli intrecci Stato-mafia. Era conosciuto come investigatore scrupoloso e integerrimo. Rispettato per la sua rettitudine. Poi, a pochi mesi dal tentato suicidio, il dovuto congedo dall’Arma. Domenica scorsa, il rinvenimento del suo corpo senza vita. 

È toccato al sindaco Salvatore Solano, in assenza di congiunti stretti reperibili nell’immediato, farsi carico delle impellenze del caso. La salma è stata condotta nella sala mortuaria del locale cimitero in attesa della sepoltura. Le figlie e l’ex moglie, avvisate nelle ore successive al ritrovamento, saranno presto in paese per rendergli l’estremo saluto. Quel paese che lui aveva scelto come ultimo rifugio dal mondo. Dove si muoveva come un fantasma e dove, oggi, sono in tanti a chiedersi come sia stato possibile non essersi mai accorti di lui.

Giornalista
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