«La Legge regionale sui teatri calabresi non deve rimanere lettera morta»

È quanto afferma la deputata del Movimento 5 Stelle Anna Laura Orrico: «Necessario gestire adeguatamente i fondi nazionali ed europei, pianificare e progettare la crescita del settore»

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di Redazione
26 giugno 2018
12:20
Anna Laura Orrico
Anna Laura Orrico

«La Legge regionale sui teatri calabresi, approvata nel 2017, non può più rimanere lettera morta. Gli sforzi profusi dagli operatori del settore e dalla Regione per consentire alla Calabria di avvicinarsi, finalmente, alle altre realtà del Paese, anche prossime, non può perdersi nei labirinti dell’indolente e farraginosa burocrazia e, forse, soprattutto, nell’assenza dell’indispensabile volontà di dialogo fra le parti». Lo afferma in una nota la deputata del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico.


«Purtroppo, ad oggi -dice Anna Laura Orrico- mancano i decreti attuativi dopo la nuova legge sul settore e l’iter degli adempimenti amministrativi e burocratici non ha trovato piena esecuzione. Questo significa che manca completamente la struttura organizzativa fatta di una commissione di esperti per la valutazione dei progetti, delle modalità di presentazione delle domande, di tempi, regole e risorse. Persino il dipartimento Cultura della Regione, ci raccontano gli operatori dei teatri, risulta essere sottodimensionato, proprio in Calabria, che di cultura dovrebbe, e potrebbe, imparare a vivere.



Ascoltare ieri, nella conferenza stampa tenutasi al Piccolo Teatro dell’Unical, il grido d’allarme e, consentitemi, di dolore lanciato dal direttivo del coordinamento dei teatri calabresi non deve lasciarci indifferenti, poiché ritengo sia, prima ancora che una questione politica una battaglia di civiltà.


È già trascorso il primo semestre del triennio 2018-2020 -conclude la deputata del Movimento 5 stelle- e non si ha contezza delle tempistiche, degli indirizzi e delle dotazioni finanziarie per far partire il sistema teatrale regionale, quando invece bisognerebbe fare rete. Gestire adeguatamente i fondi nazionali ed europei, pianificare e progettare la crescita di un settore che in questa terra, nonostante le ben note vicissitudini, risulta essere vitale, dotato di talenti, intelligenze e risorse in grado di alimentare significativamente, se adeguatamente corroborato, l’industria culturale regionale».

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