Caso Assange

In difesa della libertà di stampa pure Cinquefrondi gli conferirà la cittadinanza onoraria

VIDEO | È l'annuncio fatto dal sindaco Conia nel dibattito promosso insieme alla Rete internazionale che chiede la scarcerazione del giornalista e attivista australiano che rischia fino a 175 anni di carcere per aver diffuso notizie considerate da diversi governi come una minaccia al segreto di Stato 

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di A. P.
27 giugno 2023
21:45

Il comune di Cinquefrondi conferirà la cittadinanza onoraria a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks da 13 anni al centro di un caso internazionale per la pubblicazione di documenti segreti. L’annuncio, che aggiunge il nome del piccolo centro del reggino a quello di Marcellinara – che prese l’iniziativa nel luglio scorso - è arrivato durante un dibattito promosso dal municipio e dalla Rete Free Assange. Dopo l’introduzione del presidente del consiglio comunale Fausto Cordiano, è toccato al sindaco Michele Conia illustrare le ragioni della scelta.

«Mi risulta che anche Roma starebbe valutando di conferire la cittadinanza onoraria .- ha detto – e questo significa che la difesa della libertà di stampa non deve conoscere confini, né limiti, perché l’opinione pubblica ovunque ha diritto di conoscere notizie vere». Nel suo intervento il sindaco di Marcellinara, Vittorio Scerbo, ha ricordato che «nelle motivazioni della nostra scelta ci fu anche il ripudio del limite creato dal segreto di Stato». È toccato all’attivista Angelita Russo ricordare che «Assange è stato riconosciuto come giornalista, dunque lui sta pagando solo per aver fatto il suo dovere». Dopo diverse traversie, tra cui un’accusa di stupro e l’asilo in diverse ambasciate, l’attualità del caso registra un braccio di ferro con gli Usa che chiedono l’estradizione di Assange, dal Regno unito dove è detenuto in un carcere di massima sicurezza.


«Rischia fino a 175 anni di carcere – ha detto Vincenzo Vita, ex sottosegretario oggi Garante di Articolo 21 – solo perché ha messo il naso negli affari americani durante le guerre in Iraq e Afganistan». Proprio su questo la docente universitaria Raffaella Nigro ha spiegato che «è materia opinabile il limite alla libertà di stampa posto in nome delle norme di Diritto internazionale, secondo cui gli Usa si appellerebbero ad esse per chiedere l’estradizione, visto che proprio queste norme impediscono che si possano comminare pene contrarie al principio di umanità». Un contributo al dibattito è venuto pure dal giornalista Michele Albanese. 

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