Il commento

La libertà di stampa non ha niente a che vedere con la furia giustizialista di alcuni

Nel suo ultimo intervento pubblico l’ex magistrato Cafiero De Raho oggi deputato M5s ha parlato di bavaglio per i giornalisti a causa delle nuove norme in tema di intercettazioni. Così le vite distrutte da accuse poi spazzate via dai processi sono solo accettabili effetti collaterali

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di Vincenzo Speziali
13 aprile 2024
11:00

Ho avuto modo di leggere la riflessione, da voi pubblicata, dell’onorevole Franco Laratta, di cui mi pregio essere amico. Nulla da eccepire, e neanche da contestare, seppure desidero commentare 'ad libitum et adiuvandum' (please: è latino, non certo 'latinorum'), alcuni passaggi, integrandoli con sano, vero e strutturato ragionamento (d'altronde come ho detto durante una trasmissione della vostra rete, cioè 'Perfidia', magistralmente condotta dall'ottima Antonella Grippo, io medesimo, "possiedo il dramma del pensiero e soffro patologicamente del male in capo alla razionalità").

Ordunque, è bene chiarire, quanto non tutti siano professionali come voi, che professionisti siete e lo dimostrate sul campo


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Siccome io sono un cincinin suscettibile - mia moglie, lo ribadisce sempre e ripete: "persino io che sono Libanese, mi arrendo innanzi alla tua permalosità e attitudine nel vendicarti e noi a Beirut siamo famosi per entrambi gli aspetti"- dunque in virtù di tale mio 'amabilissimo carattere' (e lo è veramente, basta solo non insolentirmi con insulsaggini e non calunniarmi a fronte di fandonie, sennò poi reagisco o alla Cossiga o alla Andreotti, ed esiste la differenza, che non sto a chiarire ora!), dicevo, tutto ciò premesso, due o tre cose, le rassegno anche io.

Trovo consono rispetto ad una democrazia reale, non avere 'house organ e stampa di regime', così come di converso o parimenti è, altamente, insopportabile (oltre che illegale) la censura giornalistica, la quale, sempre, un sito 'giornalaico' - solo per rispetto alla vostra testata non ne riporto la dicitura, benché il sottoscritto abbia presentato 'formale esposto' - mi 'cestina' da tempo immemore.

Purtuttavia, avantieri (giovedì 11 aprile), ho ascoltato l'intervista di Federico Cafiero de Raho, il quale, al solito suo, non si smentisce mai, anzi - direbbe qualcuno - 'raddoppia', allorquando si cimenta in arzigogolati (para)ragionamenti. E tali sono, proprio in merito alle dignità blessate, di plurimi martiri, a fronte delle indagini giudiziarie, da cui poi si vedono prosciolti, grazie a processi e dibattimenti.

'Cafierocomesichiama', difatti, rispondendo sul punto a Corrado Formigli, durante la trasmissione 'Piazzapulita', liquida le falcidie massmediatiche - a cui sono indecorosamente sottoposti cittadini che si vedono destinare avvisi di garanzia (ed in barba alla favoletta che suddetto atto è a tutela dell'indagato) - oppure, patiscono l'ordinanza di custodia cautelate, dicevo liquida il tutto, asserendo che bisognerebbe vedere i dati e soprattutto, che non si può pensare di mettere la mordacchia ai giornalisti.

Quali dati? Quelli afferenti al presidente Tallini? Oppure ai genitori di Renzi? E anche all'onorevole Bonifazi? Senza dimenticare quanto dolore ingiusto hanno patito persone come Lillo Mannino et similis! O sorvolare in e nel merito del povero Gianluca Callipo, giovane esistenza politica, stroncata sul nascere. E comunque, una qualsiasi 'vita spezzata', può valere intrusività conclamata, ed annesso metodo 'torquemadista piuttosto che moralistico neogiacobino', proprio sull'altare della libertà di stampa?

Potrei anche rispondere sì, ma ad una condizione: par condicio sia!

Difatti, assistiamo - persino al netto di riportare 'contra legem', fatti e comportamenti non inerenti 'condotte criminis' o di interesse specificamente investigativo - e tanto più assistiamo a simili barbarie, come sono le note conferenze stampa degli inquirenti, allorquando si pavoneggiano a favore di telecamere e macchine fotografiche, nel mentre illustrano blitz, restate ed operazioni di vario genere, le quali poi, in mille e più casi, si sono rivelare effimere, fallaci e mendaci.

In momenti simili e parti inverse, si è mai visto 'il povero Cristo, figlio di Cristo', accusato di una qualunque nefandezza, che può far sentire la sua voce o che riesca a spiegare le proprie ragioni? Nossignore: ognuno si ritrova zitto e a cuccia, orbene, persino in gattabuia! E poi? Già, poi?

Una volta processati - benché prima svergognati - la stampa non riporta con pari enfasi la sentenza assolutoria. Così come non stigmatizza, indecorosamente, la furia psicotica di certuni pm? No, giammai, poiché questi qui, i signori delle Procure, sono samurai invincibili, quasi alla pari dei profeti nel tempio, benché non sono né gli uni né gli altri.

Vogliamo ancora parlare di libertà di stampa? Pratichiamola, 'cum grano salis'.

di Vincenzo Speziali
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