Editoria

“Le nuvole non hanno forma”, la nostalgia per la Calabria nel libro del medico acrese Angelo Bianco

VIDEO | Il testo è stato presentato ad Acri all'interno della sala del Caffè letterario di palazzo Sanseverino Falcone. Ad organizzare l'evento il locale Rotary club con il patrocinio del Comune 

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di Francesco Spina
9 giugno 2024
19:15

Si chiama “Le nuvole non hanno forma” ed è il libro scritto da Angelo Bianco che nel pomeriggio di venerdì 7 giugno è stato presentato ad Acri, all'interno della sala del Caffè letterario di Palazzo Sanseverino Falcone. L'iniziativa è stata organizzata dal locale Rotary Club con il patrocinio del Comune. Alla presentazione del libro, oltre all'autore erano presenti l'assessore alla Cultura di Acri Mario Bonacci, il presidente della fondazione culturale “Vincenzo Padula” Giuseppe Cristofaro e il presidente del Rotary di Acri Natale Zanfini. L'incontro è stato moderato dal giornalista Piero Cirino. 

L’autore è un medico 58enne, specialista in Proctologia, nato ad Acri ma che vive e lavora a La Spezia. Bianco è uno dei tanti calabresi emigrati al nord per lavoro che non ha però mai perso quel legame con la terra d’origine e nel suo racconto, la Calabria, in modo particolare Acri, trova spazio come una realtà fatta di valori e tradizioni - cosi come afferma Bianco - «difficilmente reperibili altrove». Nelle pagine del libro Bianco racconta anche l’amore per il suo lavoro, per la famiglia e dà spazio alla nostalgia dei luoghi della sua infanzia, lanciando un messaggio di resilienza a chi attualmente vive questi territori che nel corso degli anni hanno conosciuto un forte spopolamento. 


Il libro scritto da Angelo Bianco è «una vita raccontata in un cielo pieno di nuvole, a volte luminose, altre più grigie, in alcuni giorni cariche di pioggia, in altri ravvivate dal sole. In ognuna di loro c’è scritto un frammento di vita vissuta, c’è un’emozione, un ricordo, un dolore, una nota nostalgica, perché è proprio vero che la nostalgia non è altro che l’amore che rimane. È l’amore viscerale per il lavoro, per la famiglia, per Acri, il proprio paese d’infanzia, per tutta una vita che è stata». In alcune pagine «particolarmente intense viene raccontata in punta di cuore la malattia dei pazienti o dei propri cari, ma il sentire è lo stesso, perché è sempre prima l’uomo che si confronta con la sofferenza sia fisica che morale. Non mancano divertenti aneddoti che si inseriscono ad alleggerire le pagine più tristi, perché in fondo la vita è un gioco, talvolta tragico, ma sempre capace di sorprendere nella bellezza di un ricordo che si affaccia all’improvviso, nella memoria di un amico mai dimenticato, nel sorriso di una canzone, in un sorso d’acqua fresca da un’antica fontana, nell’angolo della rassegnazione composta della malattia».

 

 

Giornalista
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