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di Anna Foti
24 agosto 2023
17:35

Palizzi Marina, il Sud del Sud dove batte il cuore ionico reggino

Luogo evocativo dell’infanzia per la scrittrice Ada Murolo e ispirazione costante per l’artista autodidatta Tania Azzar, è la città del vino bagnata dal mar Ionio, circondata dai calanchi e che si spinge fino al faro di Capo Spartivento

Destinazioni
I calanchi di Palizzi Marina
I calanchi di Palizzi Marina

«La casa di Palizzi, sul Mar Ionio, costruita alla nascita di Lili, verso la fine del 1925, nei ricordi di Adela era ancora rosa con il fregio azzurro déco e le persiane verde bottiglia. Ampia e solare, era esposta a Sud». La scrittrice originaria di Palizzi, dove ha trascorso un’infanzia indimenticata, Ada Murolo, oggi residente a Roma, nel suo “Mare di Palizzi”, ci consegna l’affresco letterario e emotivo del luogo più a Sud del Sud. Questo luogo è Palizzi Marina, sulla costa ionica Reggina, in fondo alla Calabria.

Tra i gelsomini che restano e i fichi d’india affacciati sulla spiaggia, spicca il grande scoglio a forma di Panettone al di là del quale lo sguardo si perde all’orizzonte. Ma i tesori naturali si svelano anche quando l'occhio si spinge dal mare fino alle sue coste. Esse brillano al sole e al chiaro di luna risplendono i calanchi di Calè adagiati «sulla assolata via Nazionale (...), in fila uno accanto all'altro, argilla e stridii di uccelli», scrive ancora Ada Murolo.


Paesaggi interiori

Quei paesaggi per lei sono interiori prima che geografici. Luoghi quasi magici che per primi l’hanno popolata, rimanendole dentro, perché richiamano il tempo dorato dell’infanzia. Indelebili come foto che si conservano intatte, gli scenari in cui si immergeva da quella terrazza sul mare che la sua casa le offriva.

«Un vero e proprio affaccio sulla vita, quella terrazza. Un autentico osservatorio sull’umanità. Da lì scrutavo tanto e a lungo il mare come le distese di bergamotto. Per il resto del tempo ascoltavo. Mi capitava anche di notte quando sentivo le Gelsominaie muoversi al buio per andare raccogliere i fiori dai quali trarre l’essenza profumata», racconta Ada Murolo.

 

La terrazza sul mare

«La terrazza si vedeva appena dalla strada. Era protetta, per metà, da una sorta di arcaico tetto fatto di ginestra che i contadini di suo nonno in primavera portavano a fasci, verde e odorosa. A sinistra l'oriente era invece ombreggiato da un pergolato di uva corniola, il cui tronco risaliva scuro dal Giardinetto della mamma per avvinghiarsi ai pilastri che sorreggevano la tettoia della terrazza.

 

Filtravano, da questo intricato gioco di rami filacciosi, di foglie e grappoli verdi, albe fresche che incantavano la piccola Adela e sembravano sussurrarle una promessa, come il presentimento di un dono sconosciuto. Sulla destra l'occidente, contro il cui cielo mattutino si intravedeva appena l'Etna dai contorni sbiaditi color cilestrino, la sua mantellina di neve e il tenue pennacchio; ma, al tramonto, sembrava che al di là del mare l'incendio del sole venisse inghiottito dentro la bocca di fuoco del vulcano, lontano, oltre i tetti di tegole scure e oltre la casa della nonna paterna, Doride.

Alle spalle della terrazza, il nord con le sue montagne brune, inaccessibili e massicce, le ultime propaggini dell'Aspromonte ricco di faggi, di querce, di felci, capre, scrofe, dove sagome castane di boscaioli con l'accetta in spalla si allontanavano sulla neve, e i focolari segnavano il cielo pallido di uno stentato filo di fumo. Di fronte alla terrazza, il mare (...)». Così scrive ancora Ada Murolo ne "Il Mare di Palizzi” (Frassinelli), premio Rhegium Julii – Selezione Opera Prima, tra i tre finalisti del premio Porta d’Oriente 2013, Premio speciale della giuria del premio Il Molinello 2014.

 

L'infanzia dorata a Palizzi

«Ho lasciato Palizzi troppo presto. Ho vissuto a Reggio Calabria, a Roma e adesso a Trieste. Palizzi, tuttavia, con i suoi odori, i suoi riflessi sul mare, i suoi colori e le sue storie è un luogo che mi è rimasto dentro. Quei paesaggi si stagliavano davanti ai miei occhi come tele sulle quali il Creatore aveva operato con le sue pennellate sapienti e perfette.

 

Ancora oggi, nonostante le trasformazioni, io vedrei tutto come allora. Questo libro, nonostante sia stato scritto oltre di dieci anni fa, continua a decantare, come fanno gli echi di un tempo finito e lontano che però ci resta dentro come un tempo unico e irripetibile. Questo è stata la mia infanzia vissuta a Palizzi nella casa con una terrazza sul mare dove io ancora mi trovo, nonostante sia lontana dalla Calabria. Una terrazza che non ho più perché lì non ho più una casa. Una mancanza incolmabile, visto che oggi lì sarei tornata a viverci», racconta ancora Ada Murolo.

 

Dopo avere dedicato il suo romanzo di esordio a Palizzi e al suo mare, Ada Murolo ha scritto un secondo romanzo ambientato a Trieste (“Si può tornare indietro”), dove ha vissuto a lungo. In uscita il terzo romanzo che in qualche modo chiude il cerchio dei suoi luoghi spaziando tra Palizzi, la Calabria, Trieste e Roma, dove adesso vive. Intanto è stato ripubblicata la sua raccolta di racconti “La città straniera”.

 

La marina e il borgo

Palizzi e la sua Marina adagiata sullo Jonio con il suo  cortomare, la  villa Nesci, la scuola Vittorina Alampi, la Villa Celestino Fava. La Marina che si spinge più a Sud del Sud. Proprio al confine con il comune di Brancaleone si erge il  faro di Capo Spartivento, con quello di Capo D’Armi, tra i più antichi di Calabria. Dai suoi 64 metri sul livello del mare irradia fasci luminosi fino a 24 miglia. Ha emesso il primo fascio di luce il 10 settembre di 156 anni fa. Era il 1867.

Palizzi e il suo Borgo incastonato nella roccia, immortalato anche nell’infinito dei mosaici in chiaroscuro, nelle le geometrie in bianco e nero dell’artista, incisore e grafico olandese, Maurits Cornelis Escher.

 

Luoghi che resistono all'oblio 

Dallo scorso anno in cima alla via Paolo Portoghese, il murales realizzato dall’artista reggina, talentosa e autodidatta, Tania Azzar. Commissionato dal Comune di Palizzi è finanziato dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, omaggia la Magna Grecia e la produzione del Vino che caratterizza il borgo attraverso la raffigurazione di Bacco, dio del Vino. [Foto in basso]

 

«Mi hanno sempre molto affascinato i borghi spopolati. Ho sempre amato in modo particolare il borgo di Palizzi. Le sue case, i suoi vicoli che lo attraversano e che conducono al castello, le sue scalinate strette, i suoi luoghi. Tutto è stato per me ispirazione costante. I suoi scorci sono al centro di molte delle mie opere esposte nel mio atelier a Bocale, sul mare Jonio dal quale anche Palizzi si lascia lambire», racconta Tania Azzar.



«Borghi come Palizzi sono emblemi vivi della resistenza dei luoghi al fluire della storia e dell'agire umano. Sempre di più ne sono attratta forse perché rischiano l'oblio e la dimenticanza e invece la mia arte in qualche modo li tiene in vita, ne tiene accesi i colori. Quei luoghi esistono anche se avvolti in un'atmosfera ancestrale e per questo profondamente affascinante», conclude Tania Azzar. 

 

Caro Diario...

I calanchi di Palizzi Marina sono stati anche al centro del workshop fotografico al quale hanno partecipato i ragazzi della 4AG e 5AG, Grafica e comunicazione dell'istituto Tecnico Industriale Vallauri Panella, e un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. L'ambito è stato quello del progetto Calabria in Campus 2023, promosso dalla fondazione Antonino Scopelliti.

 

Fino alla fine di maggio la provincia reggina è stata al centro di visite e laboratori anche a cielo aperto per sperimentare il racconto dell'accoglienza attraverso la fotografia. Il coordinamento sapiente e appassionato è stato del fotografo Michele Furci e dei professori dell'Accademia Massimo Monorchio, Davide Negro, Francesco Scialò e Fabrizio Sebastiani.

 

Ispirazione, scoperta e creatività hanno dato vita alla mostra "Caro Diario... conoscere per accogliere", visitabile nella galleria di palazzo San Giorgio, sede del comune di Reggio Calabria, lo scorso 9 agosto, giorno del trentaduesimo anniversario dell'omicidio del magistrato Antonino Scopelliti, nell'ambito delle iniziative di "Memoria è Cultura".

 

La mostra è suddivisa in due sezioni, "Noise of Human Life - e Michele uscì dalla caverna" a cura del fotografo Michele Furci, di origini reggine e che tra i Calanchi continua a trascorrere le sue estati, e “Caro diario...Conoscere per accogliere". 

La mostra sarà nuovamente allestita presso l'Accademia di Belle Arti reggina il prossimo lunedì 21 agosto.

 

 

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