Vite difficili

La disperazione dei calabresi rimasti senza reddito di cittadinanza: «Ho 53 anni, nessuno mi assume e ora vado alla Caritas»

VIDEO | Walter ha un passato da meccanico e un patentino per guidare carrelli elevatori: «Anche con questo non trovo lavoro ma sarei disposto a fare qualunque cosa». Chiede qualche spicciolo in giro e agli amici: «Ieri sera ho mangiato una scatoletta di tonno. È come se la Meloni mi dicesse "vai a rubare"» 

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di Luana  Costa
23 agosto 2023
06:30

«Io ho cercato lavoro ma a Catanzaro non ce n'è. Non c'è nulla». Walter ha 53 anni e una vita segnata dal disagio economico. Lavorava in una officina meccanica di proprietà di un parente, poi cinque anni fa la malattia che ha costretto il titolare a chiudere bottega e che ha spalancato a Walter le porte del lavoro precario e in nero fino alla "conquista" del reddito di cittadinanza.

«Il reddito mi teneva in vita»

«Mi teneva in vita il reddito» confessa il 53enne che il 27 luglio ha ricevuto il messaggio dall'Inps che annunciava la sospensione del sussidio in seguito della riforma voluta dal Governo. Walter fa parte dell'esercito calabrese degli oltre 11mila ex percettori che in piena estate si sono visti negare l'unica forma di sostegno economico.


«Come se Meloni mi stesse dicendo di andare a rubare»

«La Meloni sta dicendo alle persone come me: "Andate a rubare"» è l'amara considerazione del 53enne che dichiara di aver cercato lavoro come meccanico ma non solo. Dallo zainetto estrae un patentino di operaio specializzato, consente la guida di carrelli elevatori e o muletti in ambito industriale. «Questa è una patente lavorativa e anche con questa non trovo lavoro. Ma qualsiasi lavoro dovessero offrirmi sono disponibile, ci vado» prosegue il 53enne che ammette: «Non ho mangiato».

Qualche spicciolo

«Chiedo aiuto alla Caritas, qualche spicciolo alla benzina o a qualche amico. Non mi vergogno a dirlo». C'è un concentrato di disagio sociale ed emarginazione nella larga fetta di popolazione a cui il reddito di cittadinanza garantiva il minimo indispensabile per sopravvivere. Adesso dovranno essere i centri per l'impiego e i servizi sociali dei Comuni calabresi a farsi carico di simili casi.

Una scatoletta di tonno per cena

«Sono andato al Comune e a via Fontana Vecchia (dove ha sede il settore Politiche Sociali del Comune di Catanzaro ndr) ma hanno le mani legate, nel senso che non sanno nemmeno loro dove mettere le mani» racconta il 53enne che poi ammette: «Ieri sera ho mangiato una scatoletta di tonno, se questo per la Meloni è sufficiente».

Giornalista
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