Il sostegno economico

«Reddito di cittadinanza giusto, non è la mia vergogna»: la storia di un calabrese stritolato dalla crisi

VIDEO | La testimonianza di un 40enne che dopo aver perso il lavoro durante l’emergenza covid ha chiesto e ottenuto il sussidio: «È una misura da preservare. In tanti hanno potuto rimettersi in gioco»»

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di Francesco Frangella
11 ottobre 2022
21:30

Lavorare prima di percepire il reddito di cittadinanza e poi essere costretto a chiedere il sussidio statale perchè le restrizioni imposte dall’emergenza covid hanno stroncato la sua precedente attività.

La storia

Partecipare attivamente alle iniziative previste per l’erogazione del sussidio, garantendo un’opera che ha contribuito alla pulizia della cittadina in cui vive, ma ritrovarsi a raccontare la sua storia coperto dall’anonimato per timore della campagna in atto contro la misura con cui, dal Governo Conte 1 in poi, tantissimi italiani sono riusciti a far fronte alle difficoltà quotidiane.


È la storia di un quarantenne residente sul Tirreno cosentino, che ha voluto condividere la sua esperienza per aiutare ad allargare la prospettiva con cui, negli ultimi tempi, viene considerato il reddito di cittadinanza, da più parti etichettato come iniziativa assistenzialistica e in alcuni casi stigmatizzato come merce per voto di scambio.

Il lavoro perso e un nonno da assistere

Operante nel settore musica e spettacolo, nel momento stesso in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza, il giovane si è ritrovato bloccato, impossibilitato a continuare il lavoro con cui si guadagnava da vivere. Assistente di un anziano nonno, col quale ha convissuto fino all’ultimo giorno, il quarantenne ha così dovuto affrontare il periodo più duro – quello del distanziamento sociale e dei lockdown – col minimo delle forze a disposizione.

La richiesta del sussidio statale

Per questa ragione è maturata la scelta di ricorrere al reddito di cittadinanza, diritto riconosciutogli e da cui è conseguito un rapporto di collaborazione con il comune di residenza, fatto di lavori per la manutenzione urbana e il decoro del paese. Un’esperienza rivelatasi positiva, a dimostrazione dell’efficacia di una misura che, se adottata secondo i crismi, rappresenta una soluzione per diversi problemi.

Ha preferito l’anonimato, per non incorrere nello stigma che ultimamente sta spargendosi tra i percettori del reddito di cittadinanza, equiparati ad “assistiti dallo Stato” da gran parte del sistema politico di stampo “non-Cinquestelle”. Lo ha fatto pur avendo risposto alla prima chiamata lavorativa e nonostante abbia svolto tutti i turni richiesti dalla sua mansione, schermato per pudore e per polemica, perché – anche per lui – l’attuale procedura d’assegnazione del sussidio va rivista radicalmente.

I pro e i contro del reddito di cittadinanza

«È vero – racconta il ragazzo – anch’io sono venuto a conoscenza di situazioni che con il reddito di cittadinanza non avevano nulla a che fare. Le cronache raccontano di gente che è stata capace di divorziare pur di ottenerlo. Coppie che si sono separate solo sulla carta, figli messi a carico per far meglio quadrare i conti, auto e proprietà intestate a chicchessia pur di non farle figurare nei documenti da presentare, eccetera eccetera. Ma il reddito di cittadinanza non è stato solo questo».

«È stato, purtroppo, anche questo, e perciò ci tengo a non mostrarmi in volto, perché a causa della rilevanza data a questi casi di percezione indebita, anche quanti hanno rispettato perfettamente i patti con lo Stato, non sono visti di buon occhio. Eppure – ha proseguito il quarantenne – il reddito di cittadinanza ha contribuito ad imprimere una consapevolezza che prima non c’era, su tutti quella delle nuove generazioni, che hanno avuto modo di comprendere il proprio valore senza doverlo negoziare a condizioni svantaggiose, come accadeva in precedenza. Inoltre, il reddito ha dato una possibilità a tante persone della mia età, magari padri e madri di famiglia, che hanno potuto rimettersi in gioco nonostante il mercato del lavoro, oggigiorno, non favorisca chi ha superato la trentina. Ecco, solo per queste ragioni, ritengo che il reddito di cittadinanza sia una misura da preservare, un diritto da continuare a garantire, a patto che nessuno che viva nel lusso possa percepirlo ancora».

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