È accaduto tutto nella notte: in una conferenza stampa tesa e quasi surreale, Elon Musk ha annunciato accanto al presidente Donald Trump la fine di ogni collaborazione con il governo degli Stati Uniti. Un addio che sa di rottura definitiva, in un clima carico di imbarazzo. «Ringrazio il governo per l’opportunità, ma le nostre visioni sul futuro divergono», ha dichiarato Musk, visibilmente affaticato. Trump, a fianco, ha mantenuto un’espressione rigida, aggiungendo: «Auguriamo al signor Musk il meglio, ma gli Stati Uniti devono guardare avanti con pragmatismo e stabilità».

A poche ore dall’evento, a pesare non è solo la rottura politica, ma anche un’ombra sempre più cupa che si allunga sulla figura dell’imprenditore più controverso del nostro tempo: quella degli eccessi personali, alimentati da un consumo abituale e sistematico di sostanze psichedeliche.

Droghe e potere: nuove rivelazioni

Secondo fonti citate da funzionari statunitensi, Musk sarebbe stato «sotto l’effetto costante di droghe psichedeliche» durante tutta la fase calda della campagna presidenziale del 2024, in cui aveva assunto un ruolo sempre più visibile come consigliere informale, investitore strategico e megafono ideologico attraverso la piattaforma X (ex Twitter).

Le sostanze citate includono ketamina, psilocibina e microdosi di LSD, assunte per «aumentare la lucidità e la creatività», secondo le dichiarazioni di persone vicine al magnate. Ma gli effetti collaterali, dicono ora alcuni ex collaboratori, erano evidenti: sbalzi di umore, comportamenti impulsivi, decisioni strategiche irrazionali.

L’inchiesta del New York Times pubblicata ieri ha confermato l’uso abituale di ketamina, descrivendo Musk come «una falena impazzita», capace di passare da un evento all’altro in stato alterato, lavorando senza sosta e postando compulsivamente anche di notte. Il nuovo dettaglio sull’uso di psichedelici durante la campagna elettorale apre ora scenari inquietanti su quanto questi comportamenti abbiano influenzato non solo le sue aziende, ma anche la politica americana.

Crolla il mito dell’uomo infallibile

Musk non è più l’intoccabile visionario che prometteva un futuro su Marte e auto autonome per tutti. Oggi è un imprenditore in crisi di credibilità. Tesla ha perso terreno di fronte alla concorrenza cinese, Neuralink è bloccata da problemi normativi, SpaceX è in ritardo e X è diventato un campo minato di polemiche, disinformazione e fughe pubblicitarie.

La conferenza stampa con Trump – un tempo suo grande alleato – è sembrata più una liberazione che un saluto. Dietro il distacco presidenziale c’è probabilmente anche la frustrazione per l’imprevedibilità di Musk, che da risorsa si è trasformato in elemento di instabilità.

La parabola di Elon Musk sembra avvicinarsi a una fase discendente. Da eroe dell’innovazione a simbolo di un eccesso che si autodivora. L’ossessione per il controllo totale delle aziende, delle tecnologie, dell’opinione pubblica, ha generato il contrario: disordine, sfiducia e ora isolamento.

In un mondo che ha sempre meno pazienza per le personalità ingestibili, il sogno di Musk rischia di finire non tra le stelle, ma tra le ombre. E non si può vivere per sempre di eccessi.

Il re del futuro ora guarda al presente con timore. E con la consapevolezza, forse, che anche il genio ha bisogno di limiti.