Sud America

Elezioni in Argentina, ballottaggio deciderà tra Massa e l’anticasta di estrema destra Milei

In gara per la presidenza l’attuale ministro dell’Economia contro il candidato populista che ha conquistato la simpatia dei giovani su TikTok: «Metteremo fine alla classe dirigente parassitaria, ladra e inutile di questo Paese»

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di Glória Paiva
23 ottobre 2023
10:25

L'ultraliberista Javier Milei e il progressista peronista Sergio Massa si sfideranno nel ballottaggio delle presidenziali in Argentina il 19 novembre. Massa, il candidato della coalizione governativa Unión por la Patria e attuale ministro dell'Economia dell'Argentina, è arrivato al primo posto con 9,6 milioni di voti, pari al 36,68% del totale, nelle elezioni generali svoltesi ieri (22 ottobre). Il candidato di estrema destra Milei, della coalizione La Libertad Avanza, ha ottenuto 7,8 milioni di voti, corrispondenti al 29,98% del totale, posizionandosi come il secondo più votato tra i cinque candidati in gara.

Ora, il sostegno degli altri tre candidati sarà fondamentale per determinare il risultato del secondo turno. Patricia Bullrich, candidata della destra tradizionale che si è classificata al terzo posto con il 23,83% dei voti, ha segnalato che non appoggerà il candidato del governo, Massa. Durante un discorso tenuto dopo l'annuncio dei primi risultati, Bullrich non si è congratulata con il primo classificato, affermando di non poter fare i complimenti «a qualcuno che ha fatto parte del peggiore governo dell'Argentina», in riferimento alla attuale crisi economica del paese.


Gli altri due candidati, Juan Schiaretti, un peronista dello stato di Córdoba, si è classificato al quarto posto con il 6,78% dei voti, e Myriam Bregman, candidata di sinistra, è arrivata ultima con il 2,7%.

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Chi sono i due finalisti

Figlio di un immigrato italiano, Massa, 51 anni, è un peronista, ovvero fa parte del filone politico erede dell'ex presidente Juan Domingo Perón, presidente dell'Argentina tre volte nel ventesimo secolo. Negli ultimi 20 anni, il peronismo è stato dominato da una corrente di sinistra, il kirchnerismo. Negli ultimi anni, Massa ha cercato di affermarsi come un peronista non kirchnerista, anche se ha lavorato per anni nel governo centrale quando Cristina Kirchner era alla Casa Rosada. Nel 2015 Massa si è candidato per la prima volta alla presidenza e la sua campagna è stata contrassegnata da pesanti critiche al governo di allora. Alla fine ha perso le elezioni contro Mauricio Macri.

Il principale problema di Massa è la bassa popolarità del governo attuale, l'inflazione, che ha raggiunto il 138% all’anno a settembre e l’aumento della povertà. Tra le sue promesse elettorali vi sono la creazione di politiche per ripristinare il potere d'acquisto delle famiglie e il rafforzamento delle esportazioni per stabilizzare la valuta argentina, il peso. In diverse occasioni, Massa ha dichiarato che è necessaria un'unione delle forze progressiste per sconfiggere il "fascismo rappresentato da Milei" e ha promesso di formare un governo di unità nazionale in caso di vittoria.

Javier Milei, 53 anni, è un economista ultraliberista che si è candidato con una coalizione da lui stesso creata. Milei è diventato noto per la sua ampia esposizione mediatica durante la pandemia, quando attaccava le misure di confinamento, e per la sua presenza sui social, in particolare su TikTok, attraverso il quale ha guadagnato la simpatia dell’elettorato giovanile. In una similitudine evidente con l'ex presidente brasiliano di estrema destra, Jair Bolsonaro, Milei fa spesso riferimento alla religione e afferma di essere entrato in politica a causa di “una chiamata di Dio”. Nel suo discorso “anti-sistema” e negazionista, incolpa i politici tradizionali per la attuale crisi economica e propone profonde modifiche, come la dollarizzazione dell'economia e la riduzione degli organi e delle spese della pubblica amministrazione.

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Nel suo discorso dopo lo scrutinio, Milei ha affermato che è necessaria un'alleanza per sconfiggere il kirchnerismo. «Un terzo degli argentini ha votato per un cambiamento, un'alternativa a questo governo di delinquenti. Metteremo fine alla casta parassitaria, ladra e inutile di questo Paese», ha dichiarato.

Con la partecipazione più bassa dal 2007, il 77,65% dei 35 milioni di elettori argentini si sono recati alle urne la domenica (22 ottobre) per eleggere il nuovo presidente, il vicepresidente, 130 deputati e 24 senatori, oltre a nominare 43 rappresentanti al Parlasur, l'organo legislativo del Mercosur, come ha informato la Cámara Nacional Electoral (Cne).

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