In arrivo una stretta fiscale senza precedenti: accise fino al +1.090% sui sigari. I tabaccai italiani parlano di misura «scellerata», che metterà in ginocchio le rivendite e farà esplodere il mercato illegale. Chiesto l’intervento urgente del governo
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Un euro in più a pacchetto. Tanto potrebbe costare la nuova proposta di revisione fiscale sul tabacco che la Commissione europea intende presentare il 16 luglio. Il piano, secondo quanto trapelato da Bruxelles, prevede un aumento drastico delle accise sui prodotti del fumo. Una mossa che, nelle intenzioni, dovrebbe finanziare parte del bilancio dell’Unione. Ma che in Italia rischia di trasformarsi in un boomerang economico e sociale.
Secondo le prime stime, l’impatto sulle tasche dei consumatori sarà pesante: +139% per le sigarette, +258% per i tabacchi trinciati, +1.090% per i sigari. Tradotto: un pacchetto potrebbe costare ben oltre un euro in più, con un conseguente rincaro sui consumi pari a oltre il 20%. Non solo. Secondo i primi calcoli, la misura potrebbe generare da sola un effetto inflattivo dello 0,5%.
Numeri che fanno tremare i tabaccai italiani. La Uit (Unione italiana tabaccai) parla apertamente di «proposta scellerata» e lancia l’allarme su un possibile effetto domino devastante. «Una misura che non tiene conto delle già insormontabili difficoltà operative delle rivendite italiane – si legge nella nota ufficiale – né del crollo dell’economia del settore in molte aree del Paese. Abbiamo fornito analisi e proposte concrete alla VI commissione Finanze e attendiamo ancora risposte».
Il presidente della Uit, Pasquale Genovese, ha usato parole durissime: «Abbiamo già visto in passato cosa comportano rincari simili. Il rischio concreto è un boom del contrabbando e una perdita secca di gettito fiscale per lo Stato». Il contrabbando, in effetti, è già una piaga costante per il comparto: secondo dati del Ministero dell’Economia, oltre il 5% dei consumi nazionali di tabacco avviene attraverso canali illegali. E ogni aumento del prezzo legale rappresenta un incentivo diretto per chi opera nell’ombra.
Ma la posta in gioco non è solo economica. In Italia ci sono oltre 50mila rivendite di tabacchi, spesso situate in piccoli comuni, zone rurali o periferie urbane. Per molte, il margine di sopravvivenza è ormai risicatissimo. «Un aumento così netto delle accise potrebbe mettere a rischio migliaia di attività, colpendo un settore che già fatica a tenere aperto» prosegue Genovese.
Proprio per questo, l’Unione italiana tabaccai ha chiesto un intervento urgente del governo italiano per bloccare l’iniziativa di Bruxelles. Genovese ha lanciato anche un appello agli altri rappresentanti del comparto – Mario Antonelli (Federazione italiana tabaccai) e Gianfranco Labib (Assotabaccai) – per costruire un fronte comune. «Serve un’azione congiunta e tempestiva presso le Autorità competenti. Il tempo stringe e il rischio è concreto».
Sul fronte europeo, la misura non è ancora definitiva. Ma il segnale politico è chiaro: Bruxelles intende usare la leva fiscale per scoraggiare il fumo e nel contempo riequilibrare le finanze comunitarie. Una strategia che, però, rischia di colpire le fasce più fragili, favorire l’illegalità e affossare un’intera categoria economica. Il governo italiano, finora silente, dovrà decidere in fretta da che parte stare.