Coronavirus, pagine di storia scritte con l’inchiostro del dolore di una nazione

Nel giro di un mese l’Italia ha cambiato volto. Le strade vuote, gli ospedali campi di battaglia, le case rifugio contro il nemico invisibile e nell’anima la tristezza di un anno che non dimenticheremo

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di Manuela Serra
29 marzo 2020
20:19
(foto Ansa)
(foto Ansa)

Gli sguardi di diffidenza come se il cliente prima di noi in farmacia fosse un potenziale pericolo, i cambi di percorsi se nella corsia del supermercato c’è già qualcuno.

In poco meno di un mese l’Italia intera ha cambiato volto: non c’è traccia della nostra vita, non c’è traccia di quello a cui eravamo abituati, non c’è traccia di abbracci, di saluti, di strette di mano.

Ognuno vive rintanato nelle mura domestiche e chi è costretto ancora ad andare al lavoro lo fa in ambienti surreali dove non esistono più sorrisi e anche la tristezza è celata da una mascherina. Si lavora, si finisce il turno e poi via. Di corsa a casa. L’indomani è uguale al giorno prima, è lo stesso copione.

I giornali e le televisioni sono ormai un appuntamento quasi ossessivo che scandisce la vita vissuta come fosse sospesa.
Alle 18 tutti i giorni viene diramato il bollettino dei contagi, dei guariti e di chi non ce l’ha fatta. I numeri dei deceduti sono un bollettino di guerra. E se prima sapere di 10 decessi provocava un sussulto al cuore, oggi i numeri, quei 600, 700, 800 morti, sono una ferita che scava sempre più in profondità.  
È uguale per le immagini delle terapie intensive, delle sale di rianimazione, dei pronto soccorsi, dei medici con le tute bianche, i guanti, le mascherine.

Dietro il dramma di migliaia di famiglie, oppresse dal dolore della perdita di una persona cara,  dallo strazio di non esserci stati nella malattia e nell’ultimo estremo saluto. Neppure un fiore. La solitudine è l’unico sentimento che accumuna.  

Dietro anche le storie di chi tutti i giorni combatte in prima linea, medici, infermieri, operatori sanitari che con nobile senso di responsabilità lottano contro il nemico invisibile e pericolosissimo, lottano per salvare migliaia di vite. Anche a costo della propria.

Passerà. E ritorneremo alla normalità. Questi giorni, questi lunghi giorni, rimarranno inchiostro impresso nei libri di storia.

Ma anche quando tutto sarà finito e ci riapproprieremo delle nostre vite, nella nostra mente rimarranno per sempre le immagini dei mezzi dell’esercito che trasportavano le bare verso i forni crematori. Per l’Italia intera, per tutti sarà una cicatrice incancellabile. E nessuno potrà dimenticare.

Giornalista
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