Sabato 22 novembre al Museo etnoantropologico e dell'olio di Ricadi si parlerà di "Ulivo e olio extravergine, tra paesaggio e nutrizione".

Dopo i saluti istituzionali da parte di Nicola Tripodi, sindaco di Ricadi,  Enzo Paparatto, presidente Pro loco Ricadi Capo Vaticano, Maria Loscrì Club per l’Unesco di Vibo Valentia si passerà alle relazioni di:

  • Salvatore Tripaldi, imprenditore agricolo e frantoiano su “Le varietà autoctone per la valorizzazione del territorio”
  • Marco Poiana, docente Processi delle Tecnologie alimentari del Dipartimento Agraria Università Mediterranea di Reggio Calabria su “Proprietà nutrizionali degli oli extravergine di oliva calabresi”
  • Concluderà Demetrio Fortugno, responsabile Settore ricerca del Dipartimento Agraria Università Mediterranea di Reggio Calabria con una comunicazione su “Ulivo, scultura identitaria del patrimonio rurale”.

A moderare, l’architetto Vincenzo Calzona, direttore Museo civico di Ricadi.

Il Museo demo-etnoantropologico e dell’olio, che fa parte del Museo civico di Ricadi, museo diffuso in 5 sedi diverse nel territorio del Comune, è stato allestito presso l'ex oleificio "Marcello Sculco" concesso in comodato d'uso al Comune dalla famiglia Sculco, in Ricadi centro. All'interno sono presenti tutti i macchinari dell'oleificio risalenti al secolo scorso. Il museo ospita anche parte della collezione acquistata dal Comune di Ricadi di reperti della “civiltà contadina” da un collezionista privato.

Il fabbricato è sempre stato adibito ad oleificio, prima a trazione animale, poi con macchinari diesel ed infine a metà del secolo scorso ad energia elettrica. Tutti macchinari, mola, presse e i motori sono presenti all’interno del fabbricato principale assieme a molti oggetti in uso durante la produzione e recipienti vari. Una parte dell’edificio principale sono esposti diversi attrezzi per la lavorazione della terra e dei prodotti agricoli da piccoli oggetti come zappe e falci fino ad aratri in legno, aratri in ferro, erpici.

Del cortile retrostante, dove sono esposti altri reperti, si accede in un piccolo locale in breste (mattoni in terra cruda) dove sono esposti oggetti per la lavorazione delle fibre tessili (canapa, lino, ginestra e lana). Focus, ancora una volta, sull'insieme di fattori culturali e sociali che fanno della modalità tipica della Dieta Mediterranea di consumare il cibo, un modello di vita da tramandare alle nuove generazioni. Si discuterà anche della visione dinamica della conservazione del patrimonio culturale agricolo e degli elementi paesaggistici, visti anche e soprattutto come leva per uno sviluppo locale auto sostenibile.