L’analisi

Lo stato del Pd calabrese e tre segnali indipendenti tra loro: Falcomatà, Lo Moro e un convincente Minniti in tv

Un'analisi dei risultati elettorali dalle precedenti europee alle ultime elezioni politiche. Tra ricerca del consenso e di una proposta politica forte

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di Massimo Tigani Sava
13 novembre 2023
13:15
Da sinistra Falcomatà, Lo Moro e Minniti
Da sinistra Falcomatà, Lo Moro e Minniti

Qual è lo stato di salute del Pd Calabrese? Nicola Irto, senatore e coordinatore regionale, svolge un continuo lavoro di ricucitura in un contesto che presenta diverse criticità interne, e al contempo sta tentando di individuare assieme al gruppo di Palazzo Campanella il terreno più congeniale sul quale contrastare l'azione del presidente Occhiuto e della sua Giunta. Del resto è da anni che la situazione generale stessa dell'ex Pci-Pds non trova sbocchi molto convincenti: una continua evoluzione e una perenne stancante ricerca di nuovi equilibri che stentano a diventare duraturi. Un lungo processo di maturazione politico-programmatica ed anche organizzativa in un mondo che cambia ancor più velocemente e con strappi improvvisi.

Dal 26 febbraio scorso è Elly Schlein alla guida di quello che fu il mitico partito di Togliatti e di Berlinguer: una sfida non facile, tanto per usare un eufemismo, e che per ora sembra caratterizzarsi con un tentativo di recupero di consensi a sinistra piuttosto che con un'azione di sfondamento verso il centro. Non è per nulla semplice ricostruire un grande soggetto di massa, né consolidare alleanze stabili da quando è nato il Movimento 5Stelle che peraltro risulta concorrenziale rispetto al modo di affrontare alcune questioni sociali dirimenti. Meno impervia la strada del centrodestra che, nonostante una dura e snervante competizione tra coinquilini, dispone di più bandiere facilmente aggregabili (Fdi, Lega, Fi, ecc.), perlomeno nelle varie competizioni elettorali. A sinistra, invece, se diventi troppo “rosso” paghi un prezzo nel corpaccione moderato del Paese, e viceversa. Il miracolo lo compì Romano Prodi, economista cattolico, con l'Ulivo che riuscì a mettere assieme, in una proposta di governo risultata vincente, l'esperienza socialdemocratica, quella cattolico-democratica e la liberal democratica, riuscendo a tenere dentro anche le vocazioni ambientaliste e spiccatamente europeiste.


Torniamo al Pd calabrese. Alcuni segnali nuovi sono giunti in questi ultimi giorni, non concatenati fra loro. Il primo: l'assoluzione in Cassazione di Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, rimette in gioco un nome che può avere ancora un futuro. Falcomatà ha però davanti a sé metà legislatura e il suo mandato scadrà nella primavera del 2026: in questo periodo dovrà riuscire a dare segnali forti di buona e convincente amministrazione, indispensabili anche per tonificare il Pd reggino. Il secondo: Doris Lo Moro, già sindaco di Lamezia Terme dal 1993 al 2001, poi consigliere regionale dal 2005 al 2008 (e per due anni assessore nella Giunta targata Loiero) e a seguire deputata alla Camera e poi senatrice per due legislature consecutive. In una recente intervista la combattiva magistrata, oggi in pensione, ha fatto comprendere che il proprio impegno civile e politico non è da “ex”, ma vivo e pulsante. Alle sue spalle una lunga carriera politica senza incidenti, il che non è poco! Terzo segnale che giudicare legato al Pd e alla politica attiva è un azzardo. Molti hanno notato che Marco Minniti è stato protagonista di diverse interviste sulle tv nazionali. Tema: le questioni internazionali, la guerra scoppiata in Israele e a Gaza, l'eterna tragedia dell'immigrazione. La competenza di Minniti è fuori discussione: quando parla sa cosa dice. Si può essere d'accordo o no, condividere le sue idee o meno, ma quando risponde alle domande si comprende che è informato ed ha una visione chiara del mondo. Un altro pianeta! Le apparizioni di Minniti in tv hanno anche un senso politico? Il punto interrogativo è grande. Tre segnali per caso concomitanti, non dipendenti l'uno dall'altro, riguardano in qualche modo la storia e il presente del Pd calabrese, la sua classe dirigente, e forse anche le sue prospettive.

Per concludere qualche numero, in vista delle prossime elezioni europee. Alle precedenti competizioni per il rinnovo della delegazione parlamentare di Strasburgo datate 26 maggio 2019 in Calabria il Pd conquistò il 18,25% (contro il 22,74% del livello nazionale), alle spalle di M5Stelle (26,69) e Lega (22,61). Alle regionali del 3 ottobre 2021, quando fu netta la vittoria del forzista Roberto Occhiuto, il Pd scese al 13,18%. Alle più vicine elezioni politiche del 25 settembre 2022 il partito allora guidato da Enrico Letta conquistò in Calabria il 14,40%, fortemente distanziato dal M5Stelle (29,63) e con oltre quattro punti percentuali in meno rispetto al risultato nazionale (19,04). Al di là dei consensi, che sono determinati anche dalla solidità delle coalizioni in campo e quindi dalla possibilità delle stesse di correre per la vittoria o meno, il Pd calabrese, che tra l'altro governa anche a Cosenza e a Catanzaro, ha necessità di rafforzarsi e di aprirsi a nuovi apporti. Vedremo!

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