«Vincenzo, io ti ammazzerò!» (copyright dell’insuperato Alberto Fortis) allude, in realtà, a un calcinaccio dell'inconscio rancoroso di certa nomenklatura del Pd, la cui linea politica incerta finisce spesso maciullata tra le feroci fauci dello sceriffo di Campania.

Il cazzutissimo, infatti, dopo aver fatto il mazzo, nelle elezioni regionali del 2020, a Floscia Italia, Leghini e Fratellonzi ColleOppiati, riuscì nell’impresa ardua di inturgidire l’idea stessa di leadership, sottraendola alle melliflue tattiche del Nazareno. All’epoca, De Luca stravinse fottendosene delle prudenze e della pudicizia zingarettiane. Stravinse con diffusa, ampia, eterogenea coalizione e osò violare le gote delle novizie di un partito che "vedremo, diremo, avvieremo un confronto..."

Il testosterone ontologico, in grado di confiscare l'immaginario dei forestali di Benevento, disse la sua e azzannò ogni titubanza del corretto e moscio politicare dei dem. Altro che Pd! Tutt'altro che Pd! Il "deluchismo", insomma, a tratti controverso, spigoloso, impopolare e renitente a qualsivoglia ortodossia, si fece Popolo. Consenso diffuso, oltre gli argini di bandiera e i recinti d'appartenenza. Ora, però, occorre mollare ogni ambizione di tornare a guidare la Regione, stante l’insormontabile ostacolo di un terzo mandato non esperibile. Purtuttavia, l’indomito, il cui governo è in fase di scadenza, continua a pesare di brutto nel dibattito pubblico, alla faccia dei benedettini camaldolesi, che issano lo scolapasta dell’indignatio praecox ad ogni sua esternazione. L’ultima uscita di Vincenzo su Gaza ha sparigliato ancora una volta: «Tutta la grande politica di oggi è fatta di fumo con la manovella. Nessuno ha il coraggio di dire chiaro e forte che Netanyahu è una bestia immonda, nonché l’alimentatore più estremista dell’antisemitismo». De Luca ha, inoltre, rincarato la dose sul versante del “politicamente scorrettissimo”, a proposito del femminicidio di Afragola: «Se a 12 anni ci si fidanza, c’è un problema». La cosa, ancorché di buon senso, ha sgomentato le Anime Belle. Come se non bastasse, ha pure detto che, per fare carriera nel Partito Democratico, occorre essere imbecilli.

E poi, c'è L'Emiliano di Puglia. Quel gran figo di un Michele.

D'altro canto, uno che nasce in un canestro di basket, da un ovulo di Amedeo Nazzari, impiantato nella tuba di Falloppio della Distrettuale Antimafia di Bari, un qualche smottamento dell'anima deve pur procurartelo. Anche se non è possibile rinvenire, tra i suoi gameti d'origine, quello, virilissimo, di Domenico Modugno, impegnato, all'epoca, in un contenzioso a Cellino San Marco, per difendersi dall'accusa di concorso esterno nella procreazione assistita di un noto banconista di bicchieri di vino con un panino, nostalgie canaglie e affini.

Non è tutto: Emiliano è l'unico dem che non confonda la Magna Graecia con una colonia pour hommes; Donat Cattin con un francesismo; il federalismo con il suadente "accludo federe", in uso presso i venditori ambulanti di pezzame lenzuolato nella zona di Martina Franca.

Il Nostro, inoltre, vanta una rarissima peculiarità: quella di rovesciare, in men che non si dica, il Tavoliere di qualsivoglia trattativa. Una figata che sfratta definitivamente dall'immaginario paratronista, di mariadefilippico conio, l'anemico Cuperlo, inoffensiva evanescenza sinistrata, altrimenti detto "che fai, mi slacci?" Altro che Pd! Tutt’altro che Pd.

Michelaccio ha dalla sua un background granitico: proviene dal Pci. Da ragazzo, infatti, aderisce al partito che ritiene essere lo stesso di Togliatti, Longo e Berlinguer. Toccherà a Tony Santagata rivelargli l'atroce verità: c'è D'Alema. Appresa la notizia, l'attuale capintesta di Puglia e altri altrove, in stato di shock cardiogeno, s'inietta un'overdose di cozze e vongole gratinate, non ancora degennariche. La sua identità si farà sempre più composita. Sfiderà il Primate alle Primarie: Rossi, Speranza e Bersy, nel finale, ingurgitati come seppioline di Molfetta. Maciullati, invece, come polipetti di Otranto, nel 2020, Fitto, Er pecora, la Lupa, i pronipoti traditori di Galeazzo Ciano, Renzi, Calenda alla calendula, Floscia Italia e Leghini. Altro che Pd! Come De Luca, Michele si distingue per scelte che non appaiono mai claudicanti.

Le cronache recentissime raccontano di un suo formidabile scatto di reni: “l’invito” verso tutti i dirigenti della Regione, delle sue Agenzie e delle società partecipate a chiudere ogni rapporto con i rappresentanti istituzionali del governo israeliano, a meno che non si tratti di contatti volti ad organizzare iniziative per far cessare il fuoco a Gaza. Una botta di vita( finalmente) nell’agonico mondo della politica estera italiana, che, paradossalmente, si deve a chi non abita la Farnesina. Quando si dice la sussidiarietà virile…