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Zecchi a Perfidia: «Il reddito di cittadinanza lo darei ai 50enni che hanno perso il lavoro, non ai giovani»

Lo scrittore e docente ospite nell’ultima puntata della trasmissione di Antonella Grippo. Con lui anche il filosofo Diego Fusaro: «Italia subalterna all’imperialismo a stelle e strisce»

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di C. L.
27 novembre 2022
15:00
Un frame della puntata
Un frame della puntata

Il reddito di cittadinanza e le annunciate modifiche destinate a stravolgerne l’impianto da parte del governo Meloni, è stato al centro della puntata di Perfidia. Dopo gli interventi di Oliverio Toscani e il retroscena sul federalismo fiscale svelato da Roberto Formigoni, con i commenti di Graziano Di Natale (Pd) e Vincenzo Speziali (Terzo polo), è toccato a Stefano Zecchi esprimere la propria visione.

Zecchi: «La vera perfidia oggi è avere rispetto per l’altro»

Il noto scrittore e docente, nel suo ultimo libro – “In nome dell’amore” - ha cercato di interpretare il nostro tempo attraverso l’amore, declinandone le diverse forme. «Oggi succede che queste diverse esperienze d’amore finiscono per essere dominanti sulla scena amministrativa e politica. Mentre una volta si teneva nel privato la propria dimensione sentimentale, oggi questa preme sulla dimensione politica e amministrativa, per orientare l’azione verso una direzione piuttosto che un’altra».


Introducendo il tema del Reddito di cittadinanza, Antonella Grippo parla di «atroce tenerezza del Governo» che parla di “occupabili” che riceveranno, nell’idea di riforma meloniana, solo 8 mensilità del Rdc. Per Zecchi però è corretto «sostenere davvero le persone più fragili, ma senza incentivare una pigrizia nel lavoro che diventa una cosa importante dal punto di vista educativo, formativo, e non solo economico. Certo, uno lavora per continuare a tirare avanti, però quanta formazione c’è attraverso il lavoro. Soprattutto per i giovani, se si dà l’idea che tu non hai un lavoro ma c’è uno Stato che sta attento al fatto».

Così viene fuori la “Riforma Zecchi” del Reddito di cittadinanza: «Io lo darei a coloro che a una certa età, che stanno andando fuori dal mercato del lavoro ma non sono ancora in pensione, quindi 50-55 anni che magari per motivi diversi hanno perso il lavoro, in questi casi questi sussidi che in parte ci sono già hanno un significato profondo, che lo Stato non ti abbandona. Per i giovani no».

«Tante volte ci sono forme di perfidia imbevute di invidia, che non sono neanche più perfidia ma forme di autolesionismo. Oggi la vera perfidia, in un mondo in cui di cattiverie ce ne sono tante, è quella di mostrare rispetto al tuo avversario. Non arrivare al precetto evangelico di porgere l’altra guancia, ma rispettare l’altro».

Speziali: «Il reddito di cittadinanza è una questua di Stato»

Graziano Di Natale crede che il reddito sia una misura che ha consentito a tante famiglie di vivere in maniera dignitosa uno dei periodi più complicati della nostra storia recente. L’esponente dem butta la palla dall’altro lato e chiede di sapere la posizione del Terzo Polo atteso che Renzi più volte ha rimproverato il governo di centrosinistra: «Ci sono degli elementi comuni tra Terzo Polo e governo», dice.

Speziali non si fa pregare: «Il reddito di cittadinanza è una vergogna, una questua di Stato che si va ad impattare sulla dignità della gente che deve abituarsi a lavorare».

Fusaro: «Italia subalterna all’imperialismo a stelle e strisce»

Al dibattito ha partecipato anche il filosofo Diego Fusaro che ha dato alla trasmissione le sue perfidie sul governo di Giorgia Meloni, sostenendo preliminarmente che «l’atlantismo imperialistico di questo governo della destra bluette neoliberale, di fatto ha potenziato, l’atlantismo del precedente governo filo bancario e ultra imperialistico».

Di fatto, l’Italia per il filosofo è ancora più una colonia di Washington: «Curiosamente lo è benché al governo ci siano coloro che hanno fatto vanto del loro patriottismo che si è rivelato un patriottismo di carta pesta. In realtà non vi è nulla del patriottismo in questo governo, essendo una propaggine dell’atlantismo, un fautore della subalternità dell’Italia all’imperialismo a stelle a strisce».

Fusaro contesta al governo anche di non aver mantenuto le promesse dei primi giorni: «L’innalzamento della soglia del contante è stato disatteso. Manovra utile e importante perchè il contante è simbolo di libertà e permette di avere disponibilità senza dipendere dal sistema bancario. Nulla a che vedere con l’evasione fiscale, che non passa dal contante. Ha illuso l’elettorato o parte dello stesso».

Nel calderone delle perfidie Fusaro mette anche il green pass e le politiche sanitarie condannando il «mantenimento di alcune misure dell’ordine terapeutico e quindi dell’infame tessera verde pienamente operante se si considera che negli ospedali bisogna esibirla. Non è scomparsa ed è pronta a tornare pienamente operativa».

«Questo governo che doveva segnare, almeno a parole, una rottura – ha infine detto Fusaro - si conferma in piena continuità con l’altro e rivela una volta di più che destra bluette neoliberale e sinistra fucsia neoliberale rappresentano ne più e ne meno le due ali dell’aquila neo liberale che finge l’alternativa quando in realtà pone in essere soltanto un’alternanza senza alternativa».

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