Catanzaro, ore pagate e non lavorate: gli ospedali chiedono i soldi ai dipendenti

Il policlinico universitario sta procedendo al recupero dei crediti attraverso la decurtazione degli stipendi, il Pugliese ha sospeso temporaneamente il recupero coatto  

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di Luana  Costa
20 luglio 2020
13:50

Migliaia e migliaia. Sono le ore di lavoro - non lavorate, o presunte tali, - da tutti i dipendenti delle due principali aziende ospedaliere catanzaresi, da mesi impegnate a trovare la quadratura del cerchio sui mostruosi debiti orari maturati dal proprio personale medico e infermieristico.

 


Ore non lavorate?

Ore e ore di lavoro previste da contratto e regolarmente retribuite con lo stipendio ma che oggi non trovano il conforto di giustificativi, semplicemente non risultano all'esito di controlli effettuati sui sistemi di rilevamento informatico delle presenze. Una grana deflagrata già da mesi sia nell'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che al policlinico universitario di Catanzaro e che solo ora si avvia, in parte, a definizione. 

 

Il recupero crediti al policlinico

Il policlinico universitario, ad esempio, ha già notificato ai propri dipendenti una lettera per anticipare l'imminente recupero delle somme già remunerate ma da decurtare sui prossimi stipendi. Alla fine dello scorso mese tutto il personale si è visto, infatti, recapitare la missiva con cui si annunciava l'avvio del procedimento di verifica e l'eventuale recupero delle somme erroneamente erogate. Nei fatti, all'esito dei controlli quasi tutti i dipendenti non solo non risultano aver lavorato per tutte le ore previste da contratto ma avrebbero ricevuto i pagamenti per lo svolgimento di ulteriori ore a titolo di prestazione aggiuntiva di cui, tuttavia, non vi è traccia.

 

Recupero delle somme

Esploso il bubbone, il management aziendale ha infatti avviato una verifica interna relativa agli anni dal 2015 al 2019 che ha sostanzialmente certificato la discrasia già emersa tra le attestazioni effettuate sui fogli di presenza e il sistema di rilevazione informatizzato. Migliaia e migliaia di ore remunerate, impossibili da ricostruire ragion per cui si è deciso di intraprendere la via cautelativa: il recupero delle somme erroneamente retribuite. Per ora si è proceduto alla contabilizzazione del biennio 2015 e 2016 predisponendo il recupero coatto del debito orario maturato (ore previste da contratto ma non svolte) oltre che delle prestazioni aggiuntive. Ma è presumibile che si andrà speditamente avanti fino all'annualità 2019 raggranellando crediti.

 

La linea del Pugliese

Una linea più morbida è stata invece adottata di recente dall'azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che dopo un primo approccio da scontro diretto, ha optato per un parziale passo indietro operando una revisione di ciascuna posizione lavorativa. Anche in questo caso decine di migliaia gli euro da recuperare attraverso il sistema della decurtazione stipendiale per ore formalmente previste nel contratto di lavoro ma impossibili da documentare. All'ospedale Pugliese la verifica interna ha già proceduto a scandagliare gli ultimi dieci anni, scoperchiando un vaso di Pandora che difficilmente si riuscirà ora a richiudere in maniera indolore. 

 

L'unità di crisi

Sempre lo scorso mese, i vertici aziendali hanno infatti sospeso temporaneamente la procedura di recupero dei crediti avviata a marzo. L'unità di crisi insediata ad aprile per tentare di venir a capo del coacervo di dati spuntati fuori ha infatti alzato bandiera bianca certificando l'inattendibilità del sistema impiegato per l'individuazione del debito orario. Una linea della concertazione che ora passa per la reingegnerizzazione del sistema e da una corretta profilazione dei dipendenti ma che se da un lato consentirà di chiarire alcune posizioni dubbie, d'altro canto non cancellerà con un colpo di spugna i pregressi deficit amministrativi e gestionali che ora tutti saranno chiamati a pagare di tasca propria.

Giornalista
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