Corigliano Rossano, infermieri pronto soccorso allo stremo: lettera ad Asp e prefetto

VIDEO | La denuncia degli operatori sanitari: carichi di lavoro eccessivi, personale sottodimensionato e a rischio la tenuta psico-fisica dei camici bianchi

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di Matteo Lauria
31 agosto 2020
13:05

Personale infermieristico sfinito. È ai limiti della tenuta psico-fisica tra turni faticanti e accessi con numeri da capogiro. E tutto questo mentre si depotenzia il personale in organico all’interno del pronto soccorso del “Nicola Giannettasio”, presidio tra l’altro individuato polo covid e visto dalla programmazione sanitaria (applicata solo in parte) come un ospedale ad indirizzo “chirurgico”. Una lettera di un nutrito gruppo di personale infermieristico è stata indirizzata nelle ultime ore al prefetto di Cosenza, al commissario ad acta sanità, al commissario Asp Cosenza, al direttore sanitario Spoke Corigliano – Rossano, al sindaco di Corigliano Rossano, al fine di denunciare la carenza di personale della divisione di pronto intervento e di medicina d’urgenza del presidio di Rossano.

 

Trasferite unità presso altri presidi

Le gravi criticità «comportano notevoli disagi  ai  pazienti, considerato che i loro bisogni non possono essere totalmente soddisfatti. A distanza di tempo dall’ultima denuncia del personale infermieristico – rileva il documento- si ritorna  a parlare delle condizioni di mal organizzazione dell’utilizzo del personale,sfinito dall’enorme carico di lavoro, e dalla cattiva organizzazione della struttura. Si parla di centro Spoke, centro di eccellenza e addirittura di centro Covid ma alla fine sono solo parole. Per disposizioni del direttore sanitario e del coordinatore infermieristico dello stabilimento di Rossano, si trasferiscono unità infermieristiche dal pronto soccorso di Rossano verso altri presidi per poter ripristinare unità operative aumentando ancor  di più  le responsabilità e il carico di lavoro del personale restante, e inoltre, non si potrà garantire il servizio nelle tensostrutture adibito per il pre-triage (chiuse da tempo per la mancanza del personale infermieristico)». 


Nella nota i camici bianchi sottolineano come gli stessi siano sottoposti costantemente a  «notevole stress psico-fisico ed espone il personale operativo a rischio di carattere medico legale e di sicurezza(D.lgs.626/94).  Il personale restante lavora in regime di straordinario anche 18 ore al giorno per sopperire a tutte queste carenze create, che secondo l’art.34 del CCLNL e secondo una disposizione del Direttore Generale del 30/04/2013, non è possibile utilizzare, ovvero, “ lo straordinario, infatti non può essere utilizzato come fattore ordinario di lavoro (cit.)”».

 

Che fine ha fatto il personale destinato al polo covid?

Altre zone d’ombra si celano dietro la gestione del personale assunto per l’emergenza Covid-19. I dubbi degli operatori sanitari: «che fine hanno fatto?». Si chiede con estrema urgenza che «venga adottato ogni intervento ritenuto utile per la soluzione della criticità evidenziate, in particolare che venga reperito urgentemente nuovo personale dedicato per ogni specialistica presente. Nell’interesse dell’utenza in assenza di una idonea risposta ci riserviamo di intraprendere ogni iniziativa ritenuta utile per la soluzione della criticità». La nota porta anche la firma del segretario aziendale – area jonio – della UIL- Fpl sanità Giannantonio Sapia.

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