Ospedale di Catanzaro: «Mai così in basso». Ricoveri in barella e Ginecologia al collasso

VIDEO | Sono 43 in tutto i posti letto che verranno eliminati al Pugliese in base al piano di riorganizzazione approvato dal management dell'azienda. Il reparto più colpito ne perderà 15. Le testimonianze dei pazienti esasperati e del personale sfiduciato: «In trent'anni di lavoro qui, non ho mai visto una situazione di tale pericolo sociale»

di Rossella  Galati
16 ottobre 2019
14:20
L’ospedale Pugliese di Catanzaro
L’ospedale Pugliese di Catanzaro

È una situazione già delicata quella del reparto di ginecologia universitaria dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio di Catanzaro che rischia il collasso a causa del taglio di 15 posti letto, su una riduzione di 43 totali, previsto dal piano di riorganizzazione dell’attività assistenziale che entrerà in vigore il 1 dicembre. Un reparto che secondo la graduatoria dell’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, pubblicata solo 10 giorni fa, è al primo posto per la cura dei tumori ginecologici. «In questo momento abbiamo tre sale operatorie che stanno lavorando in contemporanea e due sale parto. In più abbiamo cinque barelle per reparto sempre piene proprio perché la gente scegli l’ospedale Pugliese da tutta la Calabria per venire a partorire, per farsi operare – spiega Roberta Venturella, responsabile del Centro di procreazione medicalmente assistita -. Quindi pensare di passare da 40 a 15 posti letto in meno diventa un problema di salute pubblica per questa regione. Siamo in stretto contatto con la direzione aziendale e con la struttura commissariale che sembrerebbe dare qualche speranza».

Un dramma per pazienti e personale

Un vero e proprio dramma non solo per i pazienti ma anche per i dipendenti. Saranno infatti 105 gli infermieri e 43 gli oss che perderanno il lavoro in base al piano di riorganizzazione. «Il mio pensiero va a due categorie di persone - ha affermato Costantino di Carlo, direttore della Ginecologia Universitaria – i nostri pazienti e gli operatori di questo ospedale. Probabilmente quella che fanno è una scelta corretta dal punto di vista formale però è anche vero che alcune volte bisogna pensare più alla sostanza. Così facendo si mettono sulla strada 150 persone, madri e padri di famiglia. Credo che sarebbe stato necessario un atteggiamento più umano. Un altro pensiero va a chi continua a lavorare qui dentro e che trova mortificata la propria professionalità, come nel caso del centro di procreazione medicalmente assistita che doveva essere un fiore all’occhiello ma che in queste circostanza comincia ad avere grossissimi problemi per andare avanti. Io spero che ci sia ancora un margine per rimediare a questa situazione e consentire di continuare la nostra attività così come la svolgiamo».


Favorire la migrazione sanitaria

Dunque oltre ad una ricaduta in termini di allungamento delle liste d’attesa per gli interventi di Ginecologia Oncologica, il taglio comporterà una drastica riduzione dei volumi di attività che oggi consentono, tra l’altro, il mantenimento della Scuola di Specializzazione e fanno del centro di procreazione medicalmente assistita una punto di riferimento per l’intera regione, incrementando così la migrazione sanitaria. «Noi al sud paghiamo le tasse così come i cittadini del nord – dice con rabbia una paziente in attesa di essere ricoverata -. Solo che noi dobbiamo mettere soldi in più per partire e farci curare fuori regione. E questo non è giusto. Se faccio il ricovero in barella rischio che mi salti l’intervento. E io ho necessitò perché sto male». «Già viviamo un momento molto particolare con le barelle in corsia. E’ una situazione insostenibile anche perché il punto di riferimento di oncologia per tutta la Calabria è questo. Il taglio dei 15 posti letto sarà veramente un dramma. Dove manderemo queste donne? E chi non ha la possibilità di andare fuori regione, cosa farà?» Si chiede  Anna Romano, coordinatrice di ginecologia universitaria e dipartimento materno infantile.

Pericolosità sociale

«Lavoro da 30 anni in questo ospedale, in questa regione, e non ho mai percepito una pericolosità sociale come quella che si sta percependo adesso - ha sottolieato Fulvio Zullo, ordinario di chirurgia oncologica e consulente per la parte di chirurgia oncologica e chirurgia avanzata -.  Quando c’è crisi, quando c’è carenza di risorse ci vuole senso di responsabilità di chi ha la gestione. Le razionalizzazioni sui tagli vanno fatte con  competenza rispetto a quel poco di sanità che funziona. Ed è sotto gli occhi di tutta la regione, di tutta l’Italia meridionale, di tutta l’Italia ginecologica il ruolo centrale della ginecologia e ostetricia dell’ospedale Pugliese. Noi lavoriamo con grande dedizione. Abbiamo infermieri, oss, ostetriche orgogliosi di lavorare per una delle strutture più importanti dal punto di vista ginecologico della regione. Ed è un grande dolore sentire che hanno ricevuto una lettera di licenziamento da persone che neanche sanno lontanamente come funziona la sanità. Sarebbe molto più facile prendere quegli infermieri, quegli oss dei punti nascita che hanno chiuso e portarli nei posti dove si garantisce la salute ostetrica e ginecologica alle donne di questa regione. E’ una cosa talmente banale che io non riesco a capire come non si faccia immediatamente. Se questo è quello che si merita la Calabria - ha aggiunto Zullo - allora vuol dire che c’è la volontà di fregarsene assolutamente di tutto quello che sta al Sud per garantire l’emigrazione verso le strutture private convenzionate del Nord che erogano il 90% di sanità inutile. Tutte le patologie benigne che si fanno al nord si fanno perché c’è un proprietario di una casa di cura accreditata che paghiamo con le nostre tasse e che fa quello che gli conviene dal punto di vista economico, non quello che serve a quelle donne. E questo è sotto gli occhi di tutta l’Italia ginecologica».

 

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