Il primi cittadini dell’area denunciano carenze di personale e strumentazione risalente agli anni ‘70: «Non resteremo in silenzio, si tenta di smantellare l’unico presidio in zona montana»
Tutti gli articoli di Sanità
PHOTO
«Dopo molteplici richieste inviate dai sindaci del comprensorio Chiaravallese per ottenere un incontro urgente con il presidente della giunta regionale nonché commissario alla sanità, siamo ancora in attesa. Nessuna risposta, nessuna convocazione, nessuna presa in carico reale dei problemi». È quanto si legge in una nota diffusa dai sindaci di Chiaravalle Centrale, Argusto, Gagliato, San Vito sullo Jonio, Cenadi, Olivadi, Centrache, Cardinale, Torre di Ruggiero, Petrizzi e Palermiti.
I primi cittadini continuano esponendo «i problemi noti, gravi e ormai sotto gli occhi di tutti. In occasione dell’incontro del 20 marzo tenuto presso la casa della salute di Chiaravalle dal commissario straordinario, generale Battistini, già informato nel marzo 2024 delle gravissime carenze in cui versa la struttura (mancanza di personale, strumentazione obsoleta, servizi amministrativi allo stremo), erano stati presi impegni precisi.
Ad oggi, di quegli impegni è rimasto poco o nulla. Unico segnale, l’arrivo di un oss presso la struttura di riabilitazione. Tutto il resto è rimasto fermo.
Oggi ci troviamo davanti a un paradosso:
• Il tecnico radiologo è costretto ad andare in ferie, e questo comporta la chiusura dell’intero servizio di radiologia;
• Si continua a lavorare con macchinari risalenti agli anni ’70, che non garantiscono né efficienza né sicurezza;
• L’ufficio scelte e revoche e ufficio esenzioni ticket è senza personale e si pensa di far fronte alla situazione unificando gli uffici con l’ufficio PUC, dove ogni giorno si gestiscono oltre 160 operazioni e considerando cosa ancora più grave che con personale ridotto, sottoposto a 104, ferie o malattia, il rischio è la chiusura anche di questi sportelli essenziali.
E come se non bastasse si trasferisce personale verso il distretto di Soverato. Un segnale inquietante, che pone una domanda semplice ma fondamentale: Si sta tentando, in modo silenzioso, di smantellare l’unico presidio sanitario territoriale attivo in questa zona montana? Come sindaci, non possiamo più restare in silenzio.
Non si tratta di una minaccia, ma di una chiamata alla responsabilità. Se non arriveranno risposte serie, formali e urgenti, siamo pronti ad avviare una forma di protesta forte, simbolica, ma concreta, come già fatto nel 2017. Lo dobbiamo ai cittadini, lo dobbiamo agli operatori sanitari che ogni giorno continuano a lavorare con passione e sacrificio nonostante tutto, lo dobbiamo a questo territorio troppo spesso dimenticato. Il tempo delle attese è finito – concludono i sindaci -. Ora servono atti concreti».