La corsa rosa

Il Giro d’Italia 2023 snobba il Sud ma viene cacciato dalle montagne del Nord

Logistica, meteo e permessi: la corsa rosa taglia fuori la Calabria e le Isole ma rischia lo sfratto dal tratto svizzero del San Bernardo. La Cima Coppi e la cronoscalata finale possono saltare

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di F. R.
8 maggio 2023
14:15

Il meteo, le difficili condizioni delle strade ed alcuni attriti emersi nelle ultime giornate stanno dividendo il mondo del ciclismo tra opportunità, rischi e le solite lamentele. Si sa che, da sempre, il Giro d'Italia ha sempre diviso appassionati e semplici commentatori sui percorsi, sulle regioni toccate dalle tappe e tanto altro ancora. Sin dall'annuncio del percorso, però, questa edizione ha fatto particolarmente discutere sin dall'annuncio del percorso: la corsa rosa, infatti, ha tagliato fuori gran parte del meridione d'Italia e tutte le isole, arrivando a lambire parte della Campania e della Puglia senza toccare le altre regioni. 

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Il più classico, insomma, dei tormentoni: il Giro si è fermato ad Eboli, preferendo le grandi montagne del nord, ma purtroppo stavolta le condizioni climatiche ed alcuni problemi sulle autorizzazioni stanno mettendo a dura prova l'ultima settimana di corsa.


La Svizzera sfratta il Giro d'Italia 2023? Ecco cosa sappiamo

La tappa che più sta facendo discutere in questi giorni è quella che riguarda l'iconica Cima Coppi 2023, ovvero la montagna più alta scalata in questa edizione. La 13esima tappa dovrebbe sconfinare in Svizzera, cosa abbastanza consueta nelle tappe montuose, per percorrere uno dei versanti del Gran San Bernardo, il cui attraversamento è però gestito dalla nazione elvetica. Già a gennaio, però, erano sorti i primi intoppi: uno dei responsabili della logistica del Cantone del Vallese, l'ente svizzero che si occupa della viabilità nel traforo aveva detto che "non si è mai parlato di aprire il Gran San Bernardo per il fine settimana dell'Ascensione".

 A questo si aggiunge il fatto che solitamente quel valico non si è mai aperto tra fine maggio e inizio giugno, quindi il 19 maggio potrebbe essere davvero molto presto. Il direttore della Corsa, Vegni, ha diffuso ieri una nota smentendo tutto ma introducendo un nuovo tema: "Ad oggi, il Giro d’Italia si farà tutto così com’è. Quando si disegna una gara del genere si mettono in conto eventuali problemi meteorologici o logistici, si sanno quali tappe potrebbero causare problemi e si pensano delle alternative. Solo l'intervento delle autorità ci farà cambiare idea". Già, perché se si forza la mano sull'apertura, devono esserci le giuste condizioni climatiche: il meteo però potrebbe portare addirittura nuova neve su quelle cime nella seconda parte di maggio e questo potrebbe portare a cambiare il percorso facendo così saltare la Cima Coppi.

I ciclisti contro la cronoscalata del Monte Lussari: "Pericolosa senza assistenza"

Allo psicodramma sulla Cima Coppi si aggiunge la bagarre sulla tappa decisiva, la ventesima, la cronoscalata sull'inedito percorso del Monte Lussari. La sede stradale è davvero stretta, tanto da impedire la presenza delle auto, e l'unica soluzione per garantire la sicurezza dei corridori e l'assistenza potrebbe essere far affiancare ogni corridore da una motogara. Troppo, forse, anche per la mastodontica organizzazione del Giro d'Italia.

Una posizione pubblica è stata presa dall'UCI, l'Unione Ciclistica Internazionale, che ha chiesto ufficialmente delucidazioni tramite l'associazione dei ciclisti arrivando a chiedere addirittura delle modifiche al tracciato: a questi si è aggiunto addirittura il leader attuale di gara, Remco Evenepoel, che è stato abbastanza duro. «È un peccato che si rendano conto solo ora dei problemi - ha spiegato la maglia rosa - però penso che potremmo ancora correre fino ai piedi della salita finale e finire lì la tappa. Anche se così sarebbe una cronometro di appena undici chilometri. Troveranno sicuramente qualcosa, non credo che non ci sarà la ventesima tappa». Insomma, nonostante la scelta di penalizzare tutto il Sud Italia e le Isole eliminandolo dal percorso del Giro d'Italia 2023, non sarà tutto rose e fiori, anzi lo spettacolo rischia di saltare nei due appuntamenti fondamentali.

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