Festival a Vibo

La lotta alle mafie sbarca al Valentia in festa, apre la seconda giornata il pm Frustaci. Ospiti anche Mori e De Donno

VIDEO | Il magistrato della Dda di Catanzaro ha incontrato gli studenti e li ha incoraggiati a combattere sempre per le proprie idee e per la giustizia. È stata poi la volta del generale e del capitano, noti soprattutto per il coinvolgimento nel processo sulla trattativa Stato-mafia: «Eravamo tranquilli, abbiamo solo fatto il nostro dovere»

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di Cristina Iannuzzi
16 aprile 2024
14:51

Entra nel vivo il Festival del Sud. Ospite della seconda giornata della settima edizione della kermesse culturale patrocinata dal Parlamento Europeo e promossa dall’Associazione Valentia, il magistrato Annamaria Frustaci che ha presentato “La ragazza che sognava di sconfiggere la mafia”. Un libro che parla di legalità, di lotta alla criminalità organizzata, per raccontare ai ragazzi che di fronte alla mafia c’è sempre la possibilità di percorrere una strada diversa e per incoraggiare anche i più giovani a lottare per le proprie idee e per la giustizia.

All’incontro moderato dalla giornalista di LaC News24 Alessia Truzzolillo con la partecipazione della giornalista Maria Chiara Caruso, numerosi studenti che hanno gremito il Valentianum. 


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È stata poi la volta del generale Mario Mori e del capitano Giuseppe De Donno, che hanno presentato il saggio “La verità sul dossier mafia-appalti”. Protagonisti in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, il loro impegno investigativo ha dato risultati straordinari. Eppure, sono noti al grande pubblico soprattutto per il processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, concluso con la loro completa e definitiva assoluzione. Oggi, finalmente, possono raccontare cosa c'è dietro la persecuzione giudiziaria e mediatica che hanno subito. «Alla fine abbiamo vinto, la Cassazione ha modificato la sentenza assolutoria dicendo che non avevamo commesso il fatto. È stata dura – ammette Giuseppe De Dono -, un lungo processo durato 15 anni, ma abbiamo dimostrato che non c’entravamo nulla con quello che ci era stato addebitato» . «Noi eravamo tranquilli – dice dal canto suo Mario Mori -, il processo sarebbe potuto durare altri 10 anni, ma alla fine avremmo vinto noi perché abbiamo solo fatto il nostro dovere».

Giornalista
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