I selfie da caffetteria dei lupetti

La squallor story della settimana passa per i selfie inopportuni di Iacucci, agli sbandamenti di Ciconte e, ancora, dalla nascita della corrente carboniana, ai vestiti di sartoria napoletana di Aiello. Il meglio dello squallor regionale
di Redazione
25 ottobre 2015
19:59

E mentre il presidente, detto il "lupo della Sila",  finiva nella pellicceria mediatica affiancato fotograficamente a "topo Gigio" nell'operazione "dama nera”, i "lupetti" del suo staff si concedevano un "Selfie da caffetteria" con il "cacciatore dei lupi". Della serie: "dite a Pignanelli affinché dica a Iacucci" che "risus abundat in ore stultorum".

 

 

Il “carbone bagnato” di Ciconte

 

Da quando non è più vice presidente della Giunta regionale, Enzo Ciconte, è in agitazione, oltre che, in bulimia di potere. Da giorni convoca assemblee dei suoi sostenitori affinché si tengano pronti alle elezioni. Un’assemblea sul Tirreno, una sullo Jonio, una in centro a Catanzaro, il tema? Sempre lo stesso, tenersi pronti per il voto. Ciconte, infatti,  è convinto che si voti ad aprile, perché il consiglio sarà sciolto entro novembre. Enzuccio infatti è convinto che la Giunta Oliverio senza di lui sia molto più debole.  Ovviamente, a differenza di Guccione, Enzino Ciconte,  pubblicamente, non attacca nessuno, anzi, è in pressing costante sul presidente Oliverio in cerca di prebende per amici e compari. Infatti, dopo aver monopolizzato la maggior parte delle nomine nella sanità catanzarese  sponsorizzando amici e clientes, ora vorrebbe mettere le mani sull’aeroporto di Lamezia. Obiettivo? La nomina del sindaco di Falerna, Giovanni Costanzo, suo sostenitore e congiunto, nel CdA della SACAL . Il mattino ama Oliverio, dunque, magari per sponsorizzare questo o quello, ma in tarda mattinata  amoreggia anche dove creda che tiri il vento, magari con la nuova corrente del PD calabrese, quella dei “DP” targati Carbone, e così, una capatina alla presentazione non se la fa scappare. E’ proprio il caso di dire: Enzuccio Ciconte, forse,  ha il “carbone bagnato” con Oliverio e company.

 

 

Nuovi renziani crescono


Giudiceandrea fino a qualche tempo fa non apriva bocca senza prima aver pronunciato la frase : “chi vuole indebolire Oliverio deve prima passare sul mio cadavere”. Detto fatto? Macché,  eccolo al fianco di colui che, dell’indebolimento di Oliverio, per esempio,  ne ha fatto una ragione di vita: Ernesto Magorno. L'occasione è la presentazione di una nuova corrente del PD calabrese (se ne sentiva proprio il bisogno),  che si richiama ad Ernesto Carbone. Tra i protagonisti di questa altissima articolazione politica, oltre a Giudiceandrea e a Neri, anche colui che, invece, si definì un inossidabile bersaniano, Arturo Bova, si proprio lui,  il compagno Arturo, l’avvocato che, dalle bandiere rosse di Amaroni, è passato direttamente alle slide della Leopolda.  Della serie, nuovi renziani crescono sotto le macerie della falce e martello? Oppure trattasi di leninismo 4.0?



Aiello passa dalla sartoria del Savuto a quella di marca napoletana




Ferdinando Aiello, era un giovane rivoluzionario della Valle del Savuto, approdò in consiglio regionale da rifondarolo del comunismo savutano. Vestiva male anzi malissimo Ferdinando, non migliorò nemmeno quando lasciò i comunisti di Ferrero per approdare al comunismo di Vendola, anche se, passò dai giubbottini macchiati d’olio, ai vestiti bianchi finto lino del mercato rionale di Rogliano. Eletto parlamentare sotto le bandiere di Vendola, viene rapidamente folgorato sulla strada della sinistra di stampo finanziario marcata Ernesto Carbone e, dunque, eccolo approdare al jet set, diventa finanche dirigente di una squadra di calcio, il Lecce, ma ormai è mutazione del look. Approdato sulle rive politiche dell’Arno, lascia sulle sponde del fiume i vestitini di finto lino di marca Savuto, per approdare alla fine sartoria napoletana da 4000 euro ad abito, un bel salto. Ora, in attesa di conquistare il capoluogo bruzio dove è stato proiettato da Magorno, può tranquillamente conquistare la capitale del Salento, unico problema, l’impossibilità a salire sulla smart di Carbone, troppo grasso per l’utilitaria.

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