Vibo Valentia, ecco il cimitero degli pneumatici seppelliti sotto la spiaggia di Bivona

VIDEO-FOTO | Il nostro viaggio a caccia delle malefatte degli sporcaccioni continua. Ecco un arenile incantevole e deturpato. Il sindacalista Patania: «Hanno mandato il trattore a pulire, ma gran parte dei rifiuti è stata solo ricoperta». Anche la scogliera è minacciata dagli incivili, mentre un fiumiciattolo scarica in mare liquami nauseanti

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di Pietro Comito
11 giugno 2020
16:23

Vibo Valentia, l’eterna lotta tra gli igienisti e gli zozzoni continua. Spiaggia di Bivona, tratto estremo, al confine con la frazione Porto Salvo. Il sindacalista Giovanni Patania è il nostro Cicerone. Alle sue clark bastano strisciate sulla sabbia ed ecco che affiora uno pneumatico.

L’appello del 2019 inascoltato

«Ce ne sono di auto e camion», dice. Ce sono diversi, alcuni in vista. «Saranno un centinaio sotto la sabbia», continua. Non sappiamo se sia vero. Non sappiamo se siano davvero così tanti. Qualcuno, però, è in bella vista, malgrado qualche giorno addietro, l’azienda che si occupa dello spazzamento e della gestione dei rifiuti abbia inviato un trattore per pulire la spiaggia. Una pulizia solo superficiale, evidentemente. Guardando quegli pneumatici verrebbe da pensare ad una pulizia utile a nascondere la polvere sotto il tappeto.

«Abbiamo segnalato la loro presenza già lo scorso anno al Comune, sperando che fossero rimossi, ma non è successo niente», aggiunge il sindacalista che mostra anche delle foto. Recano la data del 19 agosto 2019. «È passato il trattore della Dusty – sostiene – ha portato via qualche rifiuto in superficie. Altro materiale è rimasto sotto, basta scavare, anche per pochi centimetri. E poi ci sono questi pneumatici».


Da dove provengono?

Ma come ci sono arrivati? «Molti sono stati portati dal mare a riva e sono stati seppelliti nel corso degli anni dalle mareggiate - spiega Giovanni Patania -. Altri erano sul fondale e lo scorso anno, alcuni ragazzi, con uno sforzo meritorio, li hanno portati fuori. Altri ancora, ritengo, sono stati portati qui per essere smaltiti abusivamente e illecitamente. Speravamo in una bonifica o che almeno ciò che è in superficie o si può portare in superficie fosse portato via, ma ciò non è successo».

Quei “gradoni” sulla scogliera

Insomma, un presunto cimitero di pneumatici sotto questo magnifico arenile, i cui problemi, però, non si esauriscono qui. Ci incamminiamo lungo la scogliera che protegge la costa e, in particolare, la linea ferroviaria. Passa un convoglio: è come se volesse accompagnarci, indicandoci le tracce, lungo il nostro accidentato cammino, del passaggio di altri sporcaccioni.

C’è materiale da costruzioni abbandonato, addirittura i gradini esterni di una casa o di una villetta gettati qui in blocco: questi no, decisamente non li ha portati il mare e stanno qui chissà da quanto. Ci sono lamiere arrugginite gettate da chissà chi. Ci sono vetri infranti, tanti, tra i crepacci di pietra.

Continuiamo a camminare. Siamo alla foce di un fiumiciattolo. C’è tanfo di fogna, ma il liquido che porta in mare oggi è limpido. «Però – dice Giovanni Patania – non sempre è così. Anzi. Questo è uno scarico che, come altri, collegati al depuratore di Porto Salvo, conduce in mare liquami maleodoranti e, sono certo, inquinanti. Abbiamo segnalato già lo scorso anno tutto questo al Corap ma non abbiamo avuto risposta. E come questo, ce ne sono altri di scarichi che “puzzano”».

Torniamo indietro osservando questo angolo di paradiso verso il quale si accaniscono l’indolenza delle amministrazioni, ma anche l’inciviltà di qualcuno. Torniamo indietro consapevoli che la lotta contro gli zozzoni continua

Giornalista
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