Ambiente contaminato

Duemila metri di amianto e una bonifica ordinata (e mai effettuata) 20 anni fa: a San Lorenzo l’ex fabbrica di pipe fa paura

Diversi i sopralluoghi dell’Arpacal e del Noe dei carabinieri che hanno certificato lo stato di degrado dell’area nel Reggino, con conseguenti rischi per la salute. Ora sulla vicenda interviene l’Ona Cosenza chiedendo alla Regione di intervenire in tempi brevi

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di Mariassunta Veneziano
13 marzo 2024
06:14

È una storia che parte da Reggio Calabria e arriva fino a Cosenza e da qui rimbalza a Catanzaro, negli uffici della Cittadella regionale. Ci sono infatti anche il governatore Roberto Occhiuto, il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso e il direttore generale del dipartimento Ambiente Salvatore Siviglia tra i destinatari della comunicazione partita dall’Osservatorio nazionale amianto. In 13 pagine, con foto allegate, il presidente dell’Ona Cosenza odv, Giuseppe Infusini, ha inviato nei giorni scorsi una lettera che ha come oggetto “Segnalazione di contaminazione ambientale da amianto in località Marina del comune di San Lorenzo e di mancata esecuzione dell’ordinanza sindacale n°12 del 16.04.2018”. Tra i destinatari anche il commissario straordinario del Comune del Reggino, l’Asp di Reggio Calabria e il comandante del Noe dei carabinieri. Una storia lunga più di vent’anni solo in termini di atti e documenti ufficiali. È infatti al 10 novembre 2003 – come riporta Infusini – che risale la prima ordinanza «contingibile e urgente di bonifica» per un sito la cui presenza preoccupa ormai da troppo i residenti della zona. È stato uno di loro, amministratore di un condominio nelle vicinanze, a chiedere l’aiuto dell’associazione dopo le tante segnalazioni cadute nel vuoto e perché la gente del posto ha paura «essendosi registrati casi di decessi e malattie di origine sospetta».

Qualcosa, in realtà, nel tempo si è mosso, ma senza conseguenze tangibili e risolutive. Accertamenti da parte dell’Arpacal e del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri a seguito dei quali è arrivata la prima ordinanza, quella del 2003, rimasta lettera morta, seguita poi da una successiva del 16 aprile 2018. Quest’ultima «ottemperata solo parzialmente», sottolinea Infusini. Ma per spiegare bene la vicenda occorre fare un passo indietro.


I primi sopralluoghi

Il vecchio sito industriale era un complesso di tre capannoni di 3.000, 1.600 e 6.000 metri quadri, tutti con coperture in eternit. Già durante il primo sopralluogo, avvenuto a luglio 2003, l’Arpacal di Reggio – come riportato nella successiva relazione – rilevava come lo stato di conservazione dei manufatti in eternit fosse «pessimo» e in più punti «addirittura sfondato». L’Agenzia per l’ambiente evidenziava quindi la necessità di procedere alla bonifica anche in considerazione della vicinanza al centro abitato.

L’esito di un secondo sopralluogo del 2009 veniva poi riassunto in un’altra relazione nella quale, tra le altre cose – come scrive Infusini nella sua dettagliata segnalazione – si legge che le coperture «di alcuni manufatti diroccati, fatiscenti e colonizzati da alberi ed arbusti sono crollate e le lastre in eternit sono per la maggior parte rotte; quelle di altri sono con diverse lastre mancanti (perché cadute), con diverse rotte e pericolanti; tutto è in stato di abbandono, l'area è infestata da cespugli, erbacce ed arbusti vari».

Il rapporto del Noe

Il tutto finiva poi in un rapporto del Noe dei carabinieri che prendeva in considerazione anche le due richieste fatte dal Comune di San Lorenzo alla Regione – nel 2004 e nel 2009 – per la concessione di un contributo per la bonifica, non disponendo l’amministrazione di fondi propri. La procedura, in questi casi, è quella stabilita dall’articolo 250 del Testo unico dell’ambiente, il decreto legislativo 152 del 2006 che prevede che, in mancanza di adempimenti da parte dei «soggetti responsabili della contaminazione» o del proprietario del sito, gli interventi siano «realizzati d’ufficio dal Comune territorialmente competente e, ove questo non provveda, dalla Regione».

La prescrizione era citata nello stesso rapporto del Noe, in cui si sottolineava anche come il sito fosse «gravemente contaminato dagli ingenti quantitativi di materiali contenenti fibre di amianto e di rifiuti speciali non pericolosi» e si insisteva sulla presenza di un inquinamento «concreto ed attuale» che «può mettere a repentaglio la salute pubblica».

Un sito, due destini

Nel 2018 arriva la seconda ordinanza di bonifica. Intanto il sito è stato suddiviso tra due differenti proprietari. Succede così che l’area dell’ex segheria viene finalmente ripulita ma lo stesso non avviene per l’ex fabbrica di pipe, una superficie di circa 2.000 metri quadri che, nonostante le successive reiterate segnalazioni da parte dei residenti, rimane nella sua condizione di degrado e fonte di pericolo per la salute.

Si parla di lastre in eternit che si trovano lì, sottoposte all’azione corrosiva del tempo e degli agenti atmosferici, da oltre cinquant’anni. Il presidente dell’Ona Cosenza nella sua valutazione dello stato dei luoghi parla di «un degrado generale avanzato (strutturale e ambientale) in continua evoluzione con grave pregiudizio della salute pubblica». Pregiudizio che deriva dalla «presenza di fabbricati condominiali e di villette private alcune delle quali risultano poste proprio nelle immediate vicinanze».

Ma non c’è, sostiene Infusini, solo il rischio dovuto all’aerodispersione delle fibre. A questo si aggiunge «anche la possibile contaminazione del suolo e delle falde non escludendo (…) l’interessamento anche delle acque del mare». Eventualità, precisa, che andrebbe comunque indagata «ma che tuttavia rappresenta sempre più una ulteriore minaccia per la salute pubblica con il progredire del degrado dei materiali contenenti amianto in stato di abbandono».

Le richieste dell’Osservatorio amianto

Di qui le richieste alle istituzioni interpellate. Nello specifico, si chiede al commissario straordinario del Comune di San Lorenzo di dare seguito all’ordinanza del 2018 o di emetterne una nuova per obbligare la società proprietaria a intervenire in «tempi stretti e perentori» alla bonifica del sito prevedendo anche, in caso di inadempimento, l’intervento d’ufficio a spese della stessa società. Intervento che richiede comunque un’iniziale copertura finanziaria da parte del Comune.

Proprio in considerazione di ciò, Infusini si rivolge alla Regione Calabria, chiedendo l’inserimento del sito nel Prac (il Piano regionale amianto) «tra quelli soggetti a bonifica urgente al fine di concedere al Comune di San Lorenzo il contributo necessario per la bonifica». Chiamati in causa sono Occhiuto e Mancuso «affinché provvedano, con apposito atto di indirizzo alle proprie strutture tecniche, all’aggiornamento del citato Prac», documento di durata quinquennale scaduto già nel 2022, «superando le inadempienze».

Specifica infine il rappresentante dell’Ona: «La mappatura dei siti di particolare rilevanza per l’alto rischio sanitario-ambientale che gli stessi rappresentano consentirebbe, nel caso specifico, il finanziamento da parte della Regione delle spese per la bonifica», così come previsto dal Testo unico dell’ambiente.

Ora (di nuovo) si attendono risposte.

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