Caccia, l'allarme del Wwf: «La fauna calabrese è in pericolo»

Polemica sulle date di apertura anticipata e di chiusura posticipata del calendario di caccia: «Ben cinque mesi e passa di guerra di aggressione, in barba al periodo di nidificazione dei piccoli»

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di Redazione
5 agosto 2019
17:01

In una nota stampa il Wwf Calabria usa toni polemici sul calendario venatorio emanato dalla Regione che anticipa la stagione di caccia e ne posticipa la chiusura.

 


Sull’unità di intenti tra ente regionale e mondo della caccia, «mai come quest’anno tale rapporto ha raggiunto vertici di puro idillio, con reciproche sviolinate e plauso generale», scrive il Wwf. 

 

«Peccato che da questo intreccio amoroso a farne le spese saranno come sempre uccelli e mammiferi che avranno la sventura di bazzicare in Calabria tra il primo settembre (data di apertura anticipata) e il 10 febbraio (data di chiusura posticipata): ben cinque mesi e passa di guerra di aggressione in cui a scendere in campo sarà solo un esercito bene armato e il resto bersagli viventi da fucilare per passatempo».  

 

«Il calendario venatorio emanato dalla Regione - prosegue la nota - ha infatti concesso generosamente tre giornate di anticipo rispetto alla data del 15 settembre fissata dalla legge. La Regione non ha tenuto conto neppure del divieto sancito dall’art. 18 comma 1 bis - lettera b - della legge quadro  relativamente al periodo della nidificazione e della dipendenza dei piccoli. E chi se ne frega se in quei giorni si condannano i pulcini ancora nel nido (vedi colombaccio) alla morte per fame, causando quindi un doppio danno alla specie, o se tale preapertura avviene senza uno straccio di quell’“adeguato piano faunistico” che invece la legge richiede per le singole specie di cui si intenda anticipare la caccia».

Piano faunistico: «carta straccia vecchia di 16 anni»

Il Wwf prosegue chiamando in causa il piano faunistico «quella carta straccia vecchia di 16 anni, prorogata per decreto, il cui valore “faunistico” è meno di zero. Quanto ai pareri contrari  dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), cosa volete che capiscano quei quattro “studiosi da tavolino” che invitano a non sparare anticipatamente alla tortora perché in declino?» .

 

«Lo stesso dicasi per “l’eroica resistenza” della Regione alla nota del Ministero dell’Ambiente con cui si consigliava di vietare la caccia al Moriglione e alla Pavoncella in quanto specie in diminuzione,  per il prolungamento della caccia agli acquatici e ai tordi  fino al 30 gennaio (anziché chiuderla al 20), della beccaccia fino al 20 gennaio (anziché chiuderla alla fine di dicembre) ecc. ecc..: ben nove pagine di osservazioni critiche dei tecnici dell’Istituto Scientifico, respinte dalla Regione Calabria  secondo le indicazioni  dei loro fidati consiglieri».

 

«Stando al calendario venatori - continua la nota - la Calabria infatti pullula di animali pronti ad essere fucilati - pardon - “prelevati”, e siccome gazze e cornacchie, prede notoriamente ambite dai cacciatori, rappresentano l’altra piaga dell’ambiente, via libera agli appostamenti fino al 10 febbraio come ciliegina sulla torta in omaggio. Attenti però a non colpire per errore qualche tordo o una beccaccia: non sia mai! Si rischia di essere beccati dalle agguerrite e numerosissime guardie venatorie dislocate in ogni dove!».

 

«Per una questione di coerenza , la stessa definizione di fauna selvatica della legge in vigore,  quale “patrimonio indisponibile dello Stato tutelato nell’interesse della comunità nazionale internazionale”, dovrebbe  cambiare in “patrimonio a disposizione dei cacciatori, nell’interesse esclusivo della categoria”. «Ma queste questioni terminologiche  interessano poco o niente - conclude il Wwf -. Quel che conta in Calabria è la sostanza, cioè far sparare il più possibile».

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