«Prevenire la perdita di vite umane per la pioggia si può»

È quanto sostiene in una nota il geologo Mario Pileggi che illustra le aree a maggiore rischio frana e idrogeologico in Calabria: «Necessario per evitare tragedie recuperare dati e utilizzare le nuove tecnologie e gli strumenti informatici e di comunicazione disponibili»

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di Redazione
9 dicembre 2018
09:21

Maltempo, danni e morti. Gli ultimi tragici eventi impongono a tutti il dovere di considerare seriamente le gravi condizioni di degrado del territorio e i prevedibili effetti sulle aree e persone esposte ai vari rischi idrogeologici in tutti i comuni della Regione. È quanto afferma in un nota il geologo Mario Pileggi del Consiglio Nazionale Amici della Terra che sostiene che «prevenire è possibile recuperando la memoria storica e utilizzando dati, nuove tecnologie e strumenti informatici e di comunicazione disponibili».

La popolazione e le aree a rischio in Calabria

In Calabria – si legge nella nota -la popolazione a rischio residente in aree a pericolosità da frana è 171.225 e in aree a pericolosità idraulica è 246.686. Il numero di edifici a rischio in aree a pericolosità idraulica è 84.703 e quello in aree a pericolosità da frana è 83.779. Il numero di beni culturali a rischio in aree a pericolosità idraulica è 4.893 mentre quello in aree a pericolosità da frana è 1.010. Le unità locali di imprese a rischio in aree a pericolosità idraulica sono 15.573 mentre quelle in aree a pericolosità da frana 8.049.


Come individuare le aree a rischio

Sulla localizzazione delle aree a rischio frana e alluvione esiste dal 2001dettagliata documentazione nelle varie Carte del Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI) disponibili in tutti i comuni e, tra l’altro, a corredo dei Piani di Emergenza Idrogeologica e di Protezione Civile. Com’è noto in tutti i comuni della Regione sono state individuate aree a rischio idrogeologico che complessivamente nel 2003 comprendevano: 502,7 chilometri quadrati di superfici alluvionabili e 664 chilometri quadrati di aree franabili.

 

Significativa, per comprendere le variazioni climatiche e la diffusione delle aree a rischio inondazione, è la Carta Geologica della Calabria, redatta prima delle opere di bonifica della Piana di Sant’Eufemia e Rosarno, con l’indicazione delle conoidi di deiezione cioè degli accumuli di massi, ciottoli, ghiaia e sabbia trasportati dai corsi d’acqua in occasione delle loro frequenti alluvioni. Uno stralcio della stessa carta geolitologica riguardante la zona della tragedia dei tre morti dell’ottobre scorso evidenzia estensione e limiti delle aree interessate dagli eventi alluvionali del passato.


Da considerare sono inoltre i risultati delle indagini della Commissione Lavori pubblici, Comunicazioni e Agricoltura della VI legislatura del Senato sui “Problemi della difesa del suolo” dove emerge che“un esame anche sommario delle aree minacciate dimostra, come su di esse si concentri una parte molto cospicua della popolazione, della ricchezza e del potenziale produttivo. Ogni anno che passa, pertanto, accrescendosi la consistenza e il valore delle ricchezze situate nelle aree minacciate dalle alluvioni, cresce la potenziale entità dei danni che le alluvioni possono arrecare. Una conferma di questa previsione emerge dalle più recenti elaborazioni dell’Ispra che evidenziano come dal 2015 al 2018 si registra un incremento del 4,7% della popolazione a rischio frane residente in aree a maggiore pericolosità e un incremento del 4,4% della popolazione a rischio alluvioni nello scenario a media pericolosità.

Per Pilegi «i dati e le cartografie, spesso ignorati da chi ha malgovernato e deciso dove allocare le aree per insediamenti urbani, turistici, industriali ed importanti reti viarie ed aeroportuali, non possono continuare ad essere sottovalutati nei Piani di Emergenza Idrogeologica e di Protezione Civile e nelle relative procedure di allerta.
E riguardo le attività necessarie per un’efficace azione di prevenzione ed educativa finalizzata alla messa in sicurezza per prevenire la perdita di vite umane è indispensabile far conoscere a tutti i contenuti dei Piani comunali di Emergenza Idrogeologica e di Protezione civile ed effettuare continue esercitazioni nelle scuole, nei luoghi di lavoro e in ogni nucleo urbano esistente. Un buon Piano di Protezione Civile, a differenza degli interventi e opere di difesa del suolo e per la messa in sicurezza del Territorio, può essere predisposto in tempi brevi e costi irrisori anche nei comuni dotati di bilanci con poche disponibilità finanziarie. Gli stessi Piani sono necessari per il nuovo sistema di allerta annunciato nei giorni scorsi al Festivalmeteorologia dal Capo della Protezione Civile Borrelli. Un sistema di allerta nazionale, IT-Alert, in grado di fornire informazioni personalizzate in base al punto fisico in cui si trova il cittadino con un messaggio per il rischio idrogeologico, idraulico, maremoto, ecc.».

I cambiamenti climatici

«Le necessità delle attività di prevenzione e delle opere di risanamento sono da realizzare – si legge ancora nella nota - con urgenza anche in considerazione del cambiamento climatico in atto ma ignorato o sottovalutato da classi dirigenti locali e nazionali.

D’altra parte negli ultimi anni, molti climatologi e membri del Gruppo Intergovernativo Cambiamenti Climatici (I.P.C.C.) prevedono invece un progressivo aumento della temperatura e di conseguenza un possibile aumento del livello dei mari come già accaduto nel passato. Le mappe ottenute immaginando un aumento di temperatura di 2 e 4 gradi centigradi in corrispondenza della fascia costiera del Golfo di Sant’Eufemia e della Piana di Sibari evidenziano la eventuale avanzata delle acque del Tirreno e dello Jonio».

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