Periferie dimenticate a Reggio Calabria, gli abitanti di Catona: «Qui nessun servizio, solo degrado»

VIDEO-FOTO | Strade colabrodo, rifiuti diffusi e strutture in disuso da decenni. Un quadro desolante emerge dalle denunce dei residenti: «Non abbiamo neanche un asilo nido» (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Anna Foti
28 maggio 2021
08:38

«Un borgo un tempo bellissimo e oggi abbandonato. Non ci sono servizi alle famiglie. Non abbiamo mai avuto un asilo nido, che soprattutto per le mamme avrebbe rappresentato un aiuto. Invece ci siamo sempre dovute rivolgere ai privati, perché quello comunale più vicino è ad Archi. Nessun centro culturale e aggregativo per adolescenti e anziani, nessuna struttura per assistenza alle persone disabili, nessuna guardia medica». Rosy Chirico che vive da sempre nella zona di Catona, di cui ricorda i non tanto lontani tempi migliori, e che non si rassegna a vedere così degradato e abbandonato il quartiere in cui è cresciuta e in cui ora vive con la sua famiglia, elenca una serie di servizi che da tempo mancano.

E purtroppo quell'elenco comprende anche l'assenza di una palestra pubblica e di una biblioteca, una mensa con ritardi e criticità e non per tutte le scuole; si tratta di tutti i servizi che latitano nel popoloso quartiere di Catona, periferia Nord di Reggio Calabria, con circa 14 mila abitanti e che un tempo, quando contava le quattro municipalità di Catona, Salice, Rosalì e Villa San Giuseppe, vantava benessere e decoro.

Le strade sempre più piene di buche e insidie

Oggi le vie di collegamento dei quartieri dell’ex VIII e rimpianta circoscrizione sono piene di insidie e pericoli e sono anche le vie percorse ogni giorno dalle famiglie per portare le figlie e i figli a Catona dove, dopo la chiusura della scuola primaria di Salice di cui si attende da oltre un decennio la ristrutturazione, insistono, tutte le scuole, dalla materna alla secondaria di primo grado, del quartiere.

Una percorrenza che, in caso di pioggia, diventa particolarmente disagevole e anche pericolosa. «Il doppio senso di questa strada piena di fosse e buche anche profonde, specie negli orari di punta, con la concentrazione di macchine, mezzi pubblici e il bus del trasporto scolastico, genera un ingorgo enorme. Quando le piogge sono particolarmente abbondanti, poi, la strada si inonda completamente, rendendo ancora più periglioso il passaggio. E parliamo dell'unica strada che conduce ai plessi dell'istituto comprensivo "Radice Alighieri", ad oggi scuola di riferimento di tutto il quartiere», ha sottolineato ancora Rosy Chirico che con altri residenti fa parte del comitato La Voce del quartiere Catona.


Viabilità compromessa in tutta la zona

«Percorrendo le vie Feudo, Figurella e Sabauda, via Torrente Cilea che collega Catona, Salice e Arghillà, la strada provinciale che da Villa San Giuseppe ci porta fino a Rosalì, ci rendiamo conto di una grave mancanza di manutenzione delle strade protrattasi negli anni. Le buche aumentano giorno dopo giorno e la percorribilità è ormai compromessa, ridotta ai minimi termini. I marciapiedi sono inesistenti e, a seguito degli interventi di svuotamento delle canalette di scolo dell'acqua dopo l'alluvione di due anni fa a Salice, sui cigli della strada le stesse canalette sono state lasciate scoperte con i fili di ferro di fuori che rappresentano un pericolo costante. Il degrado ormai è generale. Questo stato di abbandono sta determinando lo spopolamento delle nostre contrade in un territorio in cui, ad eccezione dell'acqua, manca l'essenziale», ha commentato Antonio Costantino, anche lui componente del comitato La Voce del quartiere Catona, disponibile con gli altri a mostrare le condizioni del quartiere al solo scopo di invocare interventi per assicurare la vivibilità; interventi che non possono più essere differiti.

Rifiuti e discariche in strada

Ma non sono solo le buche e l’incuria a degradare. Contribuiscono anche comportamenti incivili e reiterati. Ad aggravare il quadro, ad Arghillà Nord, le discariche a cielo aperto che invadono le carreggiate e l’azione ricorrente di bruciare rifiuti sotto le abitazioni. Proprio nei giorni scorsi è stato necessario l'ennesimo intervento dei vigili del fuoco.

Il lungomare abbandonato

Altra nota dolente riguarda il lungomare che si prepara alla stagione estiva con sabbia che arriva fino ai marciapiedi e in strada, con marciapiedi che riemergono in piena spiaggia, con lo spettro di una pista ciclabile, con uno scarico fognario in pieno arenile e con il mare che restituisce cemento e materiali pericolosi, in passato gettati illecitamente, proprio dove oggi vi è il tratto di spiaggia libera, che in realtà non dovrebbe essere balneabile. «Non basta tagliare le erbacce ogni tanto. Per quest'area ci vogliono una visione e una maggiore attenzione», ha sottolineato ancora Antonio Costantino.

«Da tempo chiediamo interventi di riqualificazione e rilancio del lungomare di Catona, con la realizzazione del collegamento Gallico-Catona e la nascita della via panoramica, che certamente lo scorcio paesaggistico di questo territorio meriterebbe», ha evidenziato la presidente del comitato La Voce del quartiere Catona, Valeria Bonforte, rilanciando, tra le altre, le proposte relative a «ripristino delle strutture scolastiche lasciate da tempo in oblio, assistenza e garanzie tutela del settore welfare e recupero di beni immobili lasciati in totale abbandono da destinare a punti di incontro per giovani ed anziani».

Strutture dismesse e in preda al degrado

Lo stato di abbandono si percepisce anche guardando le strutture abbandonate, divenute per l'incuria ricettacolo di topi e sporcizia in pieno centro abitato. È il caso dello scheletro dell'Italcitrus, terreno con stabilimento di agrumi dismesso, acquistato dal Comune di Reggio Calabria quasi vent'anni fa e oggi ancora non riconvertito. È anche il caso di via Mercato dove, accanto alla scuola superiore per Mediatori Linguistici Don Domenico Calarco che spesso collabora con l'Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio, insiste l'ex Ciapi (Centro Interaziendale di Addestramento Professionale nell’Industria), istituito nel 1964 dalla Cassa del Mezzogiorno e ora di proprietà della Regione Calabria, dismesso da decenni e ora in preda ad un forte degrado.
«Da anni assistiamo al deterioramento della struttura dell'ex Ciapi con le aule, l'enorme capannone, la palestra e il vasto terreno circostante.

Una situazione inaccettabile se pensiamo a tutto quello che manca in questo quartiere. Per questo immaginiamo in questa area un polo culturale, in cui promuovere attività musicali, artistiche e formative. Un luogo che dia nuovo slancio alla cura del territorio e allo spirito critico e nuova linfa al senso civico e al genuino protagonismo. Ho già abbozzato la parte teorica del progetto», ha sottolineato Giuseppe Carrozza, anche lui del comitato La Voce del quartiere Catona, tornato per amore dei genitori, che conservano vivo un ricordo di prosperità e floridezza, in questo borgo unico che racchiude in sé il fascino del mare e la quiete della collina.

Invocata anche una pianificazione che tenga conto del delicato e già compromesso equilibrio idrogeologico della zona e, tornando al recupero del lungomare, della necessità della darsena per una migliore distribuzione degli spazi da lasciare alla fruizione dei bagnanti e da riservare alle imbarcazioni.

La Voce ostinata e determinata del quartiere di Catona

Una situazione complessiva che amareggia profondamente la cittadinanza ma che non la scoraggia; si continua tenacemente a denunciare - non senza soffrire per quanto si è costretti a mostrare - a cercare dialogo e soluzioni, a proporre e a progettare per recuperare, riqualificare, restituire al quartiere il decoro di un tempo; si continua a resistere praticando la resilienza. Un contesto che, a dispetto certi oscuri meccanismi di assegnazione, è ragion d’essere di quelle risorse finalizzate alla rigenerazione urbana e alla riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali tanto tra il Nord e il Sud del Paese, quanto tra Centri e periferie di una stessa Città.

Giornalista
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