Gioia Tauro

Raddoppio termovalorizzatore, l’osservatorio Iride denuncia: «La città metropolitana ha spianato la strada»

VIDEO | La struttura dedita alle ricerche ambientali della città portuale rivela che in agosto fu firmata una convenzione con cui la Regione finanziava la costruzione di 2 nuovi forni e la chiusura di quelli attuali. Il portavoce: «È stato poi deciso un cambio di rotta ma la prosecuzione dei lavori andava impedita»

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di Agostino Pantano
30 aprile 2022
18:54

«Nell’agosto scorso Regione e Città metropolitana avevano firmato una convenzione per realizzare 2 nuovi forni, con oltre 7milioni di eruo, nel termovalorizzatore di Gioia Tauro ma l’ente reggino ci aveva assicurato che sarebbero stati chiusi gli altri 2 tuttora malfunzionanti». Raffaele Giacobbe, portavoce dell’osservatorio civico Iride, ricorda con amarezza questa fase come uno snodo cruciale, con cui giustifica la delusione di oggi per quelle che chiama «proteste tardive, dopo che l'indifferenza degli enti hanno spianato la strada». Il raddoppio che oggi il presidente Occhiuto vuole, avrebbe trovato quindi la strada spianata proprio dagli enti che oggi lo contestano.

«Dopo l’estate la regione cambia totalmente rotta – prosegue – e non si impegna affatto a chiudere, anzi raddoppia i forni che vuole utilizzare grazie al project financing con cui affiderà ai privati il completamento dei lavori fermi al 70% e l’ammodernamento delle due linee per ora attive». Giacobbe smonta in tal modo l’accusa che il presidente rivolge a quanti si battono contro l’innalzamento della capacità di bruciare – da 120 mila tonnellate all’anno a 240 mila – accusando non solo la Regione «che vuol rilanciare una tecnica che è superata dai suoi stessi indirizzi favorevoli alla raccolta differenziata», ma anche «Città metropolitana e Comune che dovevano muoversi prima, dopo la nostra denuncia».


C’è quindi una folta platea di esperti già mobilitati, intorno ad una questione spinosa su cui Occhiuto non vuole trattare neanche con i sindaci, e, mentre si susseguono le assemblee in vista della manifestazione del 7 maggio, i medici come Giuseppe Zampogna – in mancanza di dati sui controlli eseguiti in un impianto unanimemente considerato inquinante - avvisano: «l’aerodispersione dei fumi deve preoccupare anche chi vive nella zona di Vibo Valentia».

Giornalista
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