Riapertura discarica di Lamezia, nasce il fronte del No: «A rischio colture e falde acquifere»

VIDEO | Associazioni e sigle sindacali agricole si oppongono alla riattivazione delle vasche dismesse e alla creazione di un nuovo sversatoio

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di Tiziana Bagnato
8 giugno 2020
20:19

Una cordata di sigle civiche, associazioni, sindacati e associazioni per opporsi e mettere un freno al disegno della Regione Calabria sui rifiuti con particolare riferimento a quanto si ha intenzione di fare a Lamezia Terme. Prende forma nella quarta città della Calabria un fronte del no composto da Italia Nostra, Confagricoltura, CIA - Agricoltori Italiani Calabria Centro, Cittadinanzattiva - Tribunale del Malato, Osservatorio Sociale San Nicola, Comitato Malati Cronici, Comitato Lamezia 4 Gennaio, Comitato Salviamo la Sanità del Lametino, Associazione Altrove, Comitato Lavoro, Sanità e Sicurezza, Comitato Lamezia Maltrattata.

 


Secondo l’ordinanza che porta la firma in calce della governatrice Santelli, la discarica di Località Stretto dovrebbe tornare a funzionare a pieno regime, anzi, ancora più di prima. La prima vasca, dismessa dal 2005, dovrebbe andare ad accogliere 150mila metri cubi di abbancamenti, la seconda sequestrata e dissequestrata più volte dal 2010, altri 55mila e una terza sarebbe proprio da realizzare per ospitare 600mila metri cubi.

 

Il tutto in un’area ad alta vocazione agricola e vicino a fiumi e pozzi d’acqua potabile, fa nootare il fronte dei contrari. L’allarme è elevato, specie in una città che per i rifiuti ha già pagato tanto. Basti pensare alla recente operazione Quarta Copia che ha disvelato lo smaltimento illecito di rifiuti, anche speciali e ospedalieri, le ecoballe abbandonate nel Lametino, fino a quella guerra sugli appalti di cui rimasero vittime senza colpevoli ormai 29 anni fa i due netturbini Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano. Con alcuni esponenti del fronte del no ci siamo recati a località Stretto, lì dove si trova la discarica gestita dalla Multiservizi.

 

Un luogo isolato, difficile da raggiungere per chi non è del posto. Attaccato al cancello ancora l’ultimo avviso di sequestro. «Siamo – spiega Nicolino Panedigrano, del comitato Salviamo la Sanità del Lametino - nell’agro distretto alimentare di qualità che la Regione ha istituito, ma che con questo provvedimento si rischia di trasformare in un distretto dei rifiuti. Già anni fa – ricorda - ci fu una querelle giudiziaria che coinvolse un’azienda di vini di qualità. In quell’occasione le analisi disposte fecero emergere quantità di cromo e altri elementi che denotavano inquinamento e contaminazione del sito».

 

«Una nuova discarica ci sembra veramente una bestemmia per questa area», commenta perentorio Panedigrano. Coinvolte nel fronte del no anche alcune sigle sindacali del mondo agricolo, come la Cia: «La Piana di Lamezia è una delle più importanti della Calabria, non dimentichiamo che la Regione ha riconosciuto il Distretto agroalimentare di qualità ed in divenire la costituzione del Distretto del cibo lametino, tutto questo va assolutamente in contrasto con quanto si sta pensando di fare con questa discarica».

 

Ma non solo. Maria Grazia Milone, presidente Cia Calabria Centro, sottolinea anche come un volume di rifiuti come quello ipotizzato porterebbe all'arrivo di nuovi stormi di uccelli che «possono da una parte portare malattie trasmissibili sia all'uomo che gli animali e dall’altra compromettere le culture esistenti nella zona già messe a dura prova dai cinghiali».

Giornalista
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