Scalea, agronomo denuncia: «Fiume Lao a rischio per via del degrado dei canali»

VIDEO | Francesco Impieri descrive la situazione di incuria e scarsa manutenzione delle condotte di deflusso delle acque. Eppure  le tasse continuano ad arrivare

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di Francesca  Lagatta
9 dicembre 2020
19:12

«Voglio denunciare la situzione in cu si trova la Riviera dei Cedri per quanto riguarda la regimazione delle acque in eccesso. Se esonda il fiume Lao, potrebbe essere una catastrofe perché non esistono opere che possono contenere o prevenire eventuali eventi calamitosi». Non potrebbe parlare in modo più esplicito Francesco Impieri, agronomo che vive e lavora a Scalea e che da tempo denuncia lo stato di incuria e di abbandono in cui versano i canali di deflusso delle acque sul territorio.

La scarsa manutenzione 

Alcune condotte, poche a dire il vero, si trovano proprio nei pressi del fiume che segna i confini della città di Torre Talao e oltretutto, dice ancora Impieri, mostrerebbero inequivocabilmente i segni di anni dell'abbandono e  della scarsa manutenzione. «Alcuni sono stati costruiti addirittuti 80, 90 anni fa - assicura - e così sono rimasti». Del primo di quelli che visitiamo, Impieri fa notare che oltre alla scarsa manutenzione, la superficie a monte, circa 100 ettari di terrreno pianeggiante, conta diverse anche aree cementificate; il secondo canale, invece, è così fitto di vegetazione che è addirittua impossibile identificarlo. Per Impieri è segno tangibile di «totale assenza di manutenzione».


Numero insufficiente di canali

Ma anche qualora la manutenzione venisse effettuata in modo consono, il problema del contenimento delle acque, secondo l'agronomo scaleoto, rimarrebbe comunque. «Non c'è un numero di canali sufficiente a contenere una pioggia di proporzioni straoridanarie. Bisognerebbe pulire quelli esistenti e construirne di nuovi. Se il fiume Lao esonda, le acque non avrebbero nessuna determinata direzione da seguire per arrivare in mare. Questo per me è motivo di preoccupazione».

Il ruolo del consorzio di bonifica

Scalea è anche la sede del Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini del Tirreno Cosentino (ex Valle Lao), che, secondo la versione di Impieri, gestirebbe la manutenzione dei canali con scarsi risultati. «Qualche mese fa - dice l'agronomo, mostrando una condotta nei pressi del Fiume Lao - è passata di qui una macchina trinciatrice per sminuzzare la vegetazione spontanea, ma come si vede sul fondo sono rimasti residui vegetali e interrimento. Questo modo di operare indica incompetenza». Eppure l'ente scaleoto manderebbe ai cittadini tasse salatissime. «Prima si chiamava "tributo di miglioramento fondiario e di bonifica", poi gli hanno cambiato nome - dice Imieri -, gliele hanno dato uno più bello, lo hanno chiamato "tributo per il presidio idrogeologico", ma nella realtà non esiste nulla». Poi continua: «Il consorzio sulle carte avrà pure un piano di sicurezza del territorio, una mappa con le aree a rischio, ma concretamente non esiste nulla. In questo terriotorio non è mai accaduto niente di dramamtico solo per una questione di fortuna».

Le denunce

Impieri affemerma inoltre di aver inoltrato anche degli esposti alla procura della Repubblica di Paola, ma da qui nessuno lo avrebbe chiamato. «Ho denunciato già due volte, la prima un anno fa, ma non sono mai stato contattato da nessuno. Spero che prima o poi qualcuno lo faccia».

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