La variante della vergogna, da eterna incompiuta a terribile minaccia ambientale

VIDEO | L’opera avrebbe dovuto bypassare il centro abitato di Caria di Drapia, nel Vibonese, ma è ferma ormai da anni. Una vergogna costata milioni di euro e diventata oggi una discarica a cielo aperto

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di Alessandro Stella
11 marzo 2019
14:10
Un tratto dell’incompiuta
Un tratto dell’incompiuta

Un’area di enorme importanza ambientale e archeologica stuprata per un’inutile colata di cemento e catrame ferma ormai da anni. La vicenda della variante di Caria, in provincia di Vibo Valentia, ribattezzata non a caso “variante della vergogna”, è un simbolo dello spreco italiano e calabrese: lavori iniziati e mai finiti, intoppi burocratici, progettazione errata e imprevisti che hanno fatto lievitare i costi dai 4,5 milioni di euro iniziali ai quasi 10 attuali, ennesimo bubbone mal gestito dalla Provincia di Vibo. Mentre tutto è ancora fermo ai box in attesa di una mano santa che la tolga da un’imbarazzante impasse.

La storia

È il giugno del 2008 quando i mezzi meccanici iniziano lo sbancamento dell’area a ridosso dell’abitato della frazione di Caria, per realizzare una bretella che, a conti fatti, avrebbe fatto risparmiare circa un chilometro di strada. La variante rappresenta l’ultimo tratto sul versante tirrenico di un tracciato che avrebbe dovuto congiungere le sponde est-ovest. Il progetto rientrava infatti in quello più ampio della Trasversale delle Serre, altra incompiuta avviata addirittura nel 1983 ma i cui lavori procedono ancora oggi a passo di lumaca.


Gli accessi ai poderi

Già in fase di progettazione, però, emergono le prime magagne: gli ingegneri non hanno previsto strade laterali per consentire l’accesso ai numerosi appezzamenti agricoli presenti in zona. Il progetto va quindi rivisto, mentre costi e tempi iniziano a dilatarsi.

Tombe di 3000 anni fa

Successivamente un altro intoppo: nel corso degli scavi viene scoperta una necropoli risalente a circa 1000 anni prima di Cristo. Stop ai lavori, viene allertata la Soprintendenza di Reggio Calabria che interviene, cataloga e rileva tutti i reperti emersi, materiale di grandissimo valore archeologico.

L’intervento di Striscia

I lavori riprendono mentre nel frattempo un comitato di cittadini - il comitato 19 maggio - chiede spiegazioni sui tempi sempre più lunghi, sugli accessi ai campi, sull’impatto ambientale dell’opera. Arriva anche Striscia la Notizia, ma niente da fare: l’opera va avanti a singhiozzo. Fino al 2014, anno in cui vengono visti per l’ultima volta i mezzi meccanici sul luogo.

Una discarica pericolosa

Da allora un angoscioso silenzio è planato sulla variante della vergogna, lasciando su un’area di diversi ettari una ferita sanguinante e infetta. La parte finale, un paesaggio lunare e spettrale, è infatti divenuta una discarica a cielo aperto: materiale edile, laterizi, cemento, vernici, amianto, copertoni, lattine, tutto abbandonato sul luogo, tutto lasciato all’azione degli agenti atmosferici che determinano un inquinamento del sottosuolo con conseguente compromissione delle falde acquifere, in una zona in cui è presente anche una fontana pubblica dove la gente si approvvigiona quotidianamente.

«Presto fondi a disposizione»

Sulla ripresa dei lavori il neo presidente della Provincia, Salvatore Solano, ha annunciato che presto ci saranno importanti novità: «Per il completamento manca poco, circa cinquecento metri. L’opera è di fondamentale importanza e credo che nel giro di circa sei mesi potremo utilizzare le somme che la Regione ha messo a disposizione per il completamento».


La speranza è che la situazione si risolva il più presto possibile: il danno ormai è fatto, quello che conta adesso è che non sia stato tutto vergognosamente inutile.

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