Avvelenata Bianca, l’avvoltoio partito dall’Italia per svernare. Il Cerm:«A rischio futuro della specie»

Dopo l’uccisione a fucilate della sorella Clara, avvenuta in Sicilia, l’esemplare di capovaccaio aveva raggiunto la Tunisia. Facevano parte di un progetto per la reintroduzione del rapace in Europa

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di G. D.A.
19 settembre 2018
16:32

Un fucile aveva posto la parola “fine” al viaggio di Clara. A distanza di qualche giorno si è concluso nel peggiore dei modi il progetto di ripopolamento e reintroduzione in Italia del capovaccaio, raro esemplare di avvoltoio. Anche la sorella Bianca è stata trovata morta. Sarebbe deceduta per avvelenamento dopo aver attraversato il Mediterraneo e aver raggiunto la Tunisia. I due rapaci erano stati liberati a Matera allo scopo di raggiungere l’Africa per svernare. Da qui, secondo  quanto sperato, sarebbero dovute ripartire alla volta dell’Europa. Un ritorno che non potrà mai concretizzarsi. Bianca e Clara, uccise dalla mano dell’uomo, erano seguite dai ricercatori dell'Ispra e del Cerm (Centro rapaci minacciati) nell'ambito di 'Life' “Egyptian vulture” (nome della specie a livello internazionale), che mirava alla reintroduzione del raro rapace nella nostra penisola. Le attività erano state finanziate dall’Unione europea per assicurare l’esistenza del capovaccaio (la popolazione italiana ridotta in pochi decenni a meno di dieci coppie, tra la Basilicata e la Sicilia).

Carcasse avvelenate lasciate dagli allevatori

La notizia del ritrovamento della carcassa dell’animale, anche in questo caso, è stata comunicata dall’Associazione Cerm, Centro rapaci minacciati, in un post su Facebook. «Bianca aveva appena superato il tratto di mare che separa la Sicilia dal nord Africa – si legge - e che rappresenta l’ostacolo naturale maggiore per i capovaccai che dall’Italia si dirigono verso i quartieri di svernamento ubicati nell’Africa sub-sahariana. Si era fermata in una zona con molti ovili dove, purtroppo, pare che qualche allevatore sparga carcasse avvelenate per uccidere i predatori terrestri, anche se la legge tunisina lo vieti espressamente. Scesa in una oliveta, probabilmente si è cibata di una di queste carcasse avvelenate per circa un’ora. Non appena i segnali ricevuti dal gps hanno indicato un’anomalia nel comportamento, è scattato l’allarme».


Il futuro della specie

A fugare i dubbi, una radiografia predisposta sul giovane avvoltoio: «Se non si prenderanno provvedimenti urgenti a livello nazionale ed internazionale, - conclude l’Associazione - il destino del capovaccaio e di altri rapaci migratori sarà segnato per sempre. Per questo motivo, alla luce della drammatica fine di Bianca e Clara, dovremo fare una riflessione su se e come proseguire con le nostre attività, viste le insidie che i nostri capovaccai incontrano ovunque».

 

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Giornalista
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