8 marzo

Da Casali del Manco il messaggio della sindaca Pisani: «Festa da difendere ma i diritti delle donne siano sotto i riflettori tutto l’anno»

In occasione della ricorrenza, una riflessione sul ruolo della donna, il rapporto con la politica e le lotte per ottenere pari dignità: «Tanto è cambiato ma la strada da percorrere è lunga»

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di Franco Laratta
8 marzo 2024
07:25
Casali del Manco, la sindaca Pisani
Casali del Manco, la sindaca Pisani

Francesca Pisani è la giovane e brillante sindaca di Casali del Manco, l’unione dei comuni della Presila cosentine che si sono fusi per avere più forza e contare di più. Eletta con un forte consenso popolare e con poco affetto da parte degli apparati, ha dato una svolta all’intera zona, grazie al suo entusiasmo e alla sua voglia di fare. Davanti ad un caffè parliamo dell’8 marzo: «È una festa che non solo serve ancora, ma serve oggi più che mai. Questa è una “festa” da difendere e tramandare, non ci dimentichiamo che i movimenti femministi ce l’hanno consegnata a caro prezzo. Certo, vorrei però un 8 marzo spogliato dalla retorica e dalla consuetudine senza contenuti. Vorrei che tutto l’anno le questioni che hanno a che fare con i diritti delle donne siano sotto i riflettori e che le battaglie per l’emancipazione continuino senza sosta».

Eppure nonostante i tanti passi avanti, nella civilissima e cristiana Italia, le donne continuano a morire ammazzate a causa di un amore sbagliato o di un uomo che era stato un compagno, un amante. 
«Cantava Bennato “Si dice amore, però no, chiamarlo amore non si può”. È proprio vero: d’amore non si può morire ed è sbagliatissimo chiamarlo amore. L’amore è tutt’altro, l’amore non è possesso ma libertà, l’amore non violenta, non stupra, non uccide».


Essere donna significa lottare, non arrendersi mai…
«Essere donna è un privilegio, è una fortuna indicibile. Ma non è facile per noi, non è per niente semplice. Essere donna richiede anzitutto coraggio, perché oggi come ieri il mondo femminile deve lottare, quotidianamente, per ottenere “pari dignità”». 

Certo, per fortuna, la situazione rispetto al passato è molto cambiata. Capita che essere donna possa significare un vantaggio.
«Vero, tanto è cambiato, ma la strada da percorrere è ancora tanta. In ogni caso, il mio essere donna non mi ha mai favorito; tutti i traguardi raggiunti sono frutto di anni di sacrifici, di impegno e di dedizione, di tanta fatica e di rinunce».

La donna e la politica. Un rapporto complesso, difficilissimo.

«Il mio cammino in politica e nelle istituzioni – spesso – è stato difficile, tortuoso e complesso. Ho dovuto faticare, non poco. Forse più di quanto avrebbe dovuto impegnarsi un uomo al mio posto».

Serve una vera e propria “rivoluzione femminista del terzo millennio”. È così?
«Serve rispetto. È necessario demolire la gabbia mentale che imprigiona le donne e non solo. Dopo che nel corso della storia abbiamo conquistato il voto, i diritti costituzionali, modificato il codice, abbiamo costruito la nostra identità nella società, smettendola di essere percepite solo come madri, mogli, figlie di, ora dobbiamo lavorare sulla mentalità. Ed è necessario cambiare la mentalità di tutti. Lo strumento da utilizzare è il linguaggio».

Nel mondo ci sono troppi paesi che continuano a oltraggiare le donne, chiuderle in casa, impedirle addirittura di studiare. Ma molte di loro lottano per la libertà e l’uguaglianza. Rischiando la vita.
«Si tratta di donne che sanno coniugare idealità e concretezza, che lottano contro l’oscurantismo fondamentalista, che rivendicano diritti negati. Sono donne coraggiose e determinate, diverse per etnia, fede religiosa, credo politico, età e condizione sociale. Sono divenute il simbolo della lotta contro regimi militari, dittature teocratiche, generali-presidenti e signori della guerra travestiti da politici, etc. Sono unite nel far strame di diritti umani, sociali e civili, ma per la libertà hanno sempre pagato un duro prezzo, una doppia oppressione: politica e di genere».

In Calabria oltre ai casi di violenza diretta, ciò che preoccupa è la condizione generale della donna.

«È così. A cominciare da quella lavorativa perché continuano ad essere minori le opportunità di accesso al mondo del lavoro e alle istituzioni. È tempo, al contrario, anche in Calabria di nuove libertà e di reali equivalenze di genere. Solo se si lascia parlare le donne, solo rendendole protagoniste del cambiamento di tutta la società, la Calabria produrrà finalmente quella trasformazione necessaria e non più rinviabile».

Stiamo per concludere quando Francesca riapre la nostra discussione: “ho letto che avete ripreso una bellissima frase di Mina, che mi è molto piaciuta. Me la ricordi?».

Eccola: “Questo fatto che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna mi sembra una gran cretinata. È la solita storia che puzza di mancia nei confronti di noi donne, esseri inferiori. Io mi sono rotta leggermente le palle. E dietro una grande donna c'è sempre chi o che cosa? Solo se stessa, temo”.

E Francesca commenta: «Le parole di Mina sono sempre attuali e prepotenti, ricordano però al mondo che la donna, negli ultimi tempi, ha ripreso finalmente in mano le redini della sua vita con una nuova consapevolezza. La donna di oggi non ha più bisogno di dimostrare il suo valore: lei sa già qual è il suo valore».

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