A Reggio il cimitero dei migranti e dei poveri, don Pagniello: «Questo luogo parli di solidarietà e anche di ingiustizie»
FOTO-VIDEO | Consegnata alla comunità l’opera riqualificata grazie ai fondi di Caritas italiana e alle donazioni. Il luogo lega insieme storie di umanità sofferente e accoglienza oltre la vita
Il lento passo sulla ghiaia che evoca lo scroscio delle onde sicché la terraferma e il mare si saldano per elevarsi al cielo dove persone, venute da lontano dopo un viaggio verso un futuro mai raggiunto o dopo una vita di solitudine e difficoltà, hanno trovato conforto e riposo. Il cimitero dei migranti e dei poveri ad Armo, frazione collinare di Reggio Calabria, oggi consegnato alla comunità dopo un importante intervento di riqualificazione finanziato con i fondi di Caritas italiana e donazioni, lega insieme storie di umanità sofferente e accoglienza oltre la vita ed è segno tangibile di rispetto della dignità partendo proprio dalla fragilità.
Un momento di grande coralità e condivisione, alla presenza di autorità e cittadinanza, scandito da pioggia ed emozioni che segna una tappa importante di un percorso iniziato dalla fine di un viaggio terminato in tragedia, dal sogno di un futuro infranto e dall’arrivo nel 2016 di 45 salme al porto di Reggio Calabria. Era necessario che l’accoglienza si declinasse anche in altro modo e così l’amministrazione Falcomatà individuò quel terreno ad Armo dove furono sepolte quelle salme. Era il 3 giugno 2016, da allora giornata della memoria delle vittime delle Migrazioni. Da quel momento fino ad oggi altri fratelli e sorelle, morti in mare o in solitudine e povertà, sono stati sepolti alimentando l'esigenza di dilatare quell'esperienza con una riqualificazione del luogo avviata da Caritas Italiana su impulso della Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova, allora guidata da don Nino Pangallo. Oggi, circondati da alberi piantati da giovani scout, riposano oltre duecento persone.
«Un luogo che parli di solidarietà e di ingiustizie»
«Un’occasione significativa per diffondere un importante messaggio di solidarietà ma anche un’occasione per assumere, partendo dagli ultimi, l’impegno affinché popoli non debbano più lasciare il proprio paese per affrontare viaggi pericolosi al punto di rischiare la vita per cercarne una migliore, affinché le tante persone che ancora restano ai margini delle nostre comunità siano incluse e abbiano una vita dignitosa. Ecco questo è un luogo che deve parlare di solidarietà ma anche di ingiustizie affinché vi sia un impegno per una ricerca continua del bene comune», ha dichiarato il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello.
«Un atto politico che invita alla cittadinanza attiva»
«Questo cimitero e l’esperienza nel solco del quale è oggi consegnato riqualificato sono atti profondamente politici. L’accezione della Politica è infatti nobile e richiama la presa in carico collettiva della Città, la cura della comunità senza più delegare o attendere sempre che altri facciano al posto nostro. L’invito è a sentire questa opera come un input alla cittadinanza attiva. In questo senso, questa occasione di grande intensità e commozione, non deve limitarsi alla memoria ma deve fungere da spinta profetica verso la speranza e l’impegno a tutti i livelli. Questa è un’opera segno che ci invita a riscoprire la bellezza e la speranza», ha sottolineato monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo della diocesi Reggio Calabria- Bova.
«Siamo davvero felici di questo traguardo al quale hanno tutti un grande contributo. È stato un concorso nel bene l’iter di avvio e completamento di questa opera a memoria che, partendo dalla fragilità, possa essere di profezia e di stimolo sul tema dell’accoglienza e dell’educazione alla pace», ha evidenziato Maria Angela Ambrogio, direttrice Caritas diocesana Reggio Calabria – Bova.
Reggio, l'impegno per un'accoglienza dignitosa
Un invito a mettere in campo anche politiche adeguate di accoglienza, specie alla luce dei recenti approdi anche al porto di Reggio Calabria e seguiti dall’occupazione di impianti sportivi per assenza di strutture di prima accoglienza di migranti.
«In questa giornata di grande emozione siamo consapevoli che non possiamo limitarci alla memoria ma dobbiamo mantenere il nostro impegno di allestire al più presto i moduli abitativi per poter assicurare e coloro che arrivano in fuga da guerre e violenze un’accoglienza dignitosa. Prosegue la nostra ricerca di un terreno e speriamo di poter dare al più presto le risposte attese», ha sottolineato il sindaco ff del comune di Reggio Calabria, Paolo Brunetti.
«Giungiamo a questa giornata importante dopo un significativo percorso avviato su forte impulso dell’amministrazione comunale del tempo e, in modo particolare su iniziativa diretta del Sindaco Giuseppe Falcomatà e degli Assessori Giovanni Muraca e Rocco Albanese, che all’epoca riuscirono ad individuare questa area del nostro territorio cittadino in cui poter allestire un cimitero dignitoso per queste povere persone», ha ricordato il sindaco ff della Città Metropolitana Reggio Calabria, Carmelo Versace.
Cimitero a Reggio, segno di unità tra i popoli
Una preghiera corale nel rispetto di ogni credo religioso, alla quale hanno partecipato anche una rappresentanza della comunità musulmana.
«Questo cimitero rappresenta un segno di unità tra i popoli. Ci sono sepolti cristiani, musulmani e ortodossi, tutti fratelli e sorelle nell’amore e in quell’umanità che luoghi come questo contribuiscono a ritrovare e a riscoprire. Un viatico lungo il quale aprire il cuore per praticare con le azioni la pace», ha sottolineato Bruna Mangiola, presente con altre volontarie e volontari del coordinamento diocesano sbarchi.
Un progetto al quale ha contribuito anche l’arcidiocesi tedesca di Paderborn, grazie a Martin Kolek, attivista in mare, giunto a Reggio Calabria dalla città di Delbrück seguendo le tracce dei piccoli Mohamed e Maryam, i cui corpicini senza vita aveva tratto dalle acque del Mar Mediterraneo proprio quel maggio 2016. In un’occasione così significativa ha voluto essere presente per ricordare quanto sia importante che «queste persone salvate dalle acque non siano perdute una seconda volta e adesso finalmente abbiano un nome e un luogo in cui riposare. Adesso dobbiamo comunicare e condividere questa esperienza affinché si possa sollecitare una seria riflessione. Questa atmosfera, queste storie e questo messaggio di speranza, come anche questo monumento e l’idea che possa ispirarne altri in altri luoghi e in altre città, devono circolare, camminare per aprire i cuori e le menti», ha concluso Martin Kolek.