Lavoro

«Ci sposiamo ora per la graduatoria»: dalla Calabria al Nord per il posto fisso, ma col sogno di tornare presto

Sono sempre più le coppie che decidono di anticipare le nozze per poter ritornare nella nostra regione dopo l’agognata firma del contratto a tempo indeterminato. Ecco le loro testimonianze (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Alessia Principe
16 ottobre 2022
15:12

Sono quasi le sette. Pullman sono in partenza e in arrivo a Cosenza e stanno a motori accesi. Qualcuno cerca una sigaretta. La bruma del mattino si mescola alle nuvole dei gas di scarico, all'odore umido dei bordi di strada. Valigie accumulate sul marciapiede, aroma di due dita di caffè tostato troppo, lo stomaco che fa le giravolte. Il cornetto del bar, due chiacchiere sulla partita. Un saluto. «Te ne vai?». Sì. «E torni?». Mo’ vediamo. Un papà fa le ultime raccomandazioni alla figlia che non lo ascolta e ha gli occhi affondati sullo smartphone. La città s'è svegliata da poco e non fa tanto rumore.

Tutti in fila per il posto fisso

L’ultima chiamata per i quiz dei Centri per l’Impiego ha registrato in Calabria numeri da far girare la testa: 47mila candidati, divisi tra diplomati e laureati. Sul piatto un buon contratto, una paga discreta, semplicemente oro puro di questi tempi in cui le bollette arrivano con uno zero in più. A settembre è toccato ai bandi per la scuola. Anche lì ce n’erano migliaia e migliaia in coda e molti non sapevano che sperare: entrare e lasciare tutto e tutti, fallire e restare a casa propria e affidarsi alla Provvidenza. Solo con l’ultima infornata di Poste italiane, dal Sud sono partiti in tanti perché, pare, di postini in Calabria non ne abbiamo bisogno (posti disponibili 0) al Nord sì. Il Nord ha sempre bisogno di tutto, forse perché ha una forma più larga, c'è più spazio, aria. In punta di stivale ci si deve stringere. Sarà per questo.


Amore e graduatorie

Non sono poche le coppie che, di questi tempi, decidono di accelerare sui tempi e sposarsi per salire in graduatoria. È il caso di una coppia di Rende. Si amano, convivono, ma di salire sull'altare non ci pensavano ancora. Poi lui ha ricevuto la chiamata per una cattedra in Veneto, i primi di settembre. Quasi sperava di non farcela a superare il concorso. A casa lascia la fidanzata, il mutuo a vent'anni e il suo cagnolino. «Ma qui che facevo, il precario a vita? Meglio com'è andata, prima o poi qualcuno andrà in pensione, no?» Stesso copione per un’altra coppia di Cosenza. Anni di supplenza per lei, il concorsone a fine agosto, poi la chiamata in una cittadina nei dintorni di Bologna con un contratto a tempo indeterminato sul tavolo firmato da poco e con la mano tremante. Tra quattro mesi diranno sì perché due anni lontano da casa sono davvero tanti, troppi. «Non è una garanzia ma vale la pena provare, qualche punto si rosicchia. Non siamo gli unici» dice lei che sta organizzando il matrimonio online. A febbraio uscirà la mobilità di Poste italiane. Lei è di Castrovillari ed è sbarcata nel Milanese a fare la postina, lui è di Cosenza. Dovevano sposarsi nel 2024, diranno di sì a gennaio. «Escamotage? Ma no. L’avremmo fatto più in là comunque. Non è un matrimonio per interesse, è un matrimonio per necessità».

Biglietti per le feste

Nelle scuole, dopo l’emergenza Covid, il personale Ata è stato dimezzato ma gli alunni sono sempre tanti e i bidelli non riescono a stargli dietro, gli insegnanti sono troppi per pochi posti e vengono dirottati da ogni parte. Se in ballo c’è un buon contratto c’è poco da pensarci su, si stringono i denti per qualche anno, finché qualche buco si aprirà consentendo l’avvicinamento. Si fanno in conti dei ponti e dei festivi, si acquista fin da ora il biglietto del treno o dell'areo per le vacanze di Natale, quando i prezzi saliranno così tanto da bruciare mezzo stipendio.

La Calabria ci sta stretta

La Calabria è troppo stretta. Forse è colpa della forma, forse della posizione, forse è così che deve andare, vai a sapere. Si vorrebbe anche restare, non si può. Non c’è posto per tutti. «Al Nord gli insegnanti non li vogliono fare», è la frase entrata nel gergo, al pari delle dicerie sul mare che stanca. Ci pensa il Sud con il suo tributo fatto di studenti e lavoratori che finiscono perduti nel grande labirinto del capitale umano sottostimato. Non c’è il Minotauro ad attenderli ma le cattedre vacanti, i posti nelle imprese, un contratto che fa sentire al sicuro. Ben venga Minosse con i suoi desideri. Qui in Calabria c’è la crisi (perenne come i ghiacciai) e le lauree che non garantiscono più niente, così ci si aggrappa ai concorsi e si sale sui treni. Se anche l'Università della Calabria finisce su tutti i giornali per meriti accademici, la paura di trovare il baratro dopo, spinge alcune famiglie a spendere soldi per far studiare i figli in posti più pieni di opportunità. Non è solo questione di istruzione ma di futuro. E il futuro non è un concetto trascurabile.

 

Giornalista
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