Il dibattito

Dai rapper delle banlieue ai narcomessaggi dei cartelli messicani. All’Unical si analizza il racconto delle mafie nel mondo

Il libro “Out of Italy” presentato oggi in un seminario. «Analizzare questo fenomeno significa aprirsi all’intero pianeta». Focus sulle opere di finzione ispirate alla criminalità organizzata

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di M. Cr.
20 dicembre 2023
16:54

La cultura mafiosa diffusa nelle banlieue parigine «attraverso i rapper»; la paesaggistica dolente argentina con le insegne pubblicitarie del crimine, i narcomessaggi dei cartelli messicani della droga. Sono solo alcune delle immagini raccolte nel libro “Out of Italy. Immagini e racconti delle mafie del mondo”, che spiegano come le Mafie si raccontano oggi al pubblico. Il volume, edito da Pellegrini, è stato presentato oggi all’Università della Calabria nell’ambito di un seminario destinato agli studenti di Scienze dell’Educazione.

A organizzarlo, il corso di laurea in Pedagogia dell’antimafia che, per l’occasione, si è avvalso del contributo di Manuela Bertone, direttrice dell’Osservatorio del racconto criminale (Orc) dell’Université Côte d’Azur. «Analizzare il fenomeno mafioso – ha affermato la docente in videocollegamento da Nizza – vuol dire aprirsi all’intero pianeta». Il libro è il primo della collana “Quaderni dell’Orc”, che propone su base annuale gli esiti degli studi condotti collettivamente dai ricercatori della struttura.


Lo scopo dell’Osservatorio, ha spiegato Bertone agli studenti, è quello «di far progredire la riflessione sulle modalità di creazione e diffusione dei media di opere di finzione basate sulla rappresentazione della criminalità organizzata di stampo mafioso». Questo perché, in Europa e altrove, si sono diffuse ormai «pratiche di ricodificazione narrativa particolarmente nutrite e variegate, delle quali è indispensabile cogliere le diramazioni e valutare la forza di propagazione».

A suo avviso è venuta meno ormai «l’invisibilità che ha sempre caratterizzato le attività illecite. Le mafie oggi sono sotto i riflettori, più visibili che mai. Continuamente esposte al nostro sguardo – ha concluso – sono protagoniste di una narrazione espansa che alimenta continuamente nuove storie, tanto da ingenerare una sorta di mafiatizzazione del gusto e delle preferenze del pubblico. E le mafie, perfettamente consapevoli di essere messe in scena, partecipano a loro volta allo svecchiamento e alla diffusione di storie che le riguardano».

L’Orc nasce alcuni anni fa da una collaborazione con il docente-scrittore Antonio Nicaso e l’attuale procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, attualmente membro del Comitato scientifico. «Dopo la sua ultima e prestigiosa nomina, ci siamo chiesti se fosse opportuno che continuasse ad avere un ruolo, ma lui ci ha rassicurati. E di fianco al proprio nome, ha chiesto che venisse indicata la dicitura “magistrato”. Ciò a riprova della sua grande umiltà».

Sempre in modalità remota, sono giunti i saluti di Rossana Adele Rossi, coordinatrice del corso di studio unificato in Scienze dell’educazione e Scienze pedagogiche. In aula, invece, c’era Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia e anch’egli collaboratore dell’Orc. È stato lui a organizzare l’evento, rendendosi poi protagonista di un vivace scambio di battute con la collega. Costabile, infatti, aveva definito la Calabria «terra sfortunata», ma Bertone lo ha contraddetto cordialmente: «Terra fortunata, dato che avete questo ateneo». Il prof, però, ha rilanciato: «Sfortunata per via una serie di problemi e contraddizioni che sono anche culturali. Il caso di Nicola Gratteri è emblematico. Da anni, infatti, è vittima di una campagna di denigrazione da parte di intellettuali e giornalisti la cui grammatica, forse, sarebbe degna di una ricerca universitaria. Il paradosso è che così facendo, invece, di colpire la sottocultura mafiosa si finisce per colpire chi quella sottocultura intende combatterla».

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