L’intervista

Di Giannantonio si racconta alla Capitale: il giornalista e inviato di guerra protagonista su LaC

VIDEO | Dagli esordi alla storica intervista a Nelson Mandela. Ecco la puntata andata in onda e disponibile anche su LaC Play

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di Ilaria Maren
30 settembre 2022
11:03

«Non ho mai voluto raccontare me stesso. Devono arrivare i miei messaggi, non devo arrivare io». Così Paolo Di Giannantonio, giornalista del TG1, di Uno Mattina, inviato di guerra, protagonista della puntata di Vis-à-Vis di giovedì 29 settembre, si racconta a Paola Bottero, direttore strategico del gruppo e del network, soffermandosi sulle tappe salienti della sua carriera.


Impara il mestiere sulla strada, cominciando a lavorare nel dicembre 1974 come fattorino del quotidiano economico Il Fiorino, per poi diventare archivista e correttore di bozze a Vita Sera. Una carriera straordinaria, la sua, frutto di tanta gavetta, bravura, coraggio, ma anche di fortuna, come ripete spesso. Molto legato alla sua città d’origine, Roma: per lui è stata una grande palestra, in un periodo storico che non dava mai tregua sulla narrazione giornalistica.

Gli rimarrà sempre addosso un traguardo storico: è stato il primo ad intervistare Nelson Mandela dopo la sua liberazione. Lo racconta così: «Ho sempre pensato che la storia dei popoli dovesse venire prima dei grandi avvenimenti e dei grandi personaggi. Non volevo raccontare solo Mandela, ma quei milioni di persone che si rivedevano in lui».

Il dialogo a due lo porta a sottolineare la grande crescita professionale, raggiunta grazie alla conduzione di “Uno Mattina”, dove ha dovuto addolcire il suo stile comunicativo. Un nuovo tipo di racconto per tenere compagnia e allo stesso tempo informare: «Ho imparato che il sorriso è una parte importante del messaggio. Tu diventi non solo quello che porta la notizia, ma anche quello che la accompagna. Non sei più solo trasmettitore ma anche dialogante».

Il suo impegno sociale non si ferma: Di Giannantonio continua a farsi portavoce dei più deboli. La puntata di Vis-à-Vis si chiude con l’impegno in corso, un docufilm: «Abbiamo voluto raccontare il dolore di persone che finiscono in mare, vengono ripescate e messe in tombe senza nome in Sicilia e in Calabria, ma anche il dolore dei familiari che per anni cercano di avere notizie e non le trovano. È importante che noi, cittadini dell’Europa dei diritti e maestra di civiltà, facciamo qualcosa in più in questo aspetto». La puntata è disponibile su LaC Play.

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