A Lamezia

In Calabria la reliquia di San Tito Brandsma, il frate giornalista che si oppose al nazismo

Morì nel campo di concentramento di Dachau dopo aver subito esperimenti, violenze e umiliazioni di ogni sorta. È stato canonizzato da papa Francesco nel maggio scorso. Momenti di intesa preghiera a Lamezia per l'arrivo della reliquia

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18 novembre 2022
22:41

Lamezia ha accolto la reliquia del carmelitano sacerdote e martire San Tito Brandsma. «Titus con il suo martirio – ha detto monsignor Serafino Parisi concludendo ieri sera l’omelia della celebrazione eucaristica -ha voluto ed ha saputo dire che dentro un uomo che muore c’è sempre una parola capace di suscitare una domanda e di far capire che dentro quella morte Dio costruisce come sempre la vita». La figura del santo – detto in una nota dell'ufficio stampa del Vescovo- è stata tracciata da padre Cosimo Pagliara, provinciale dei carmelitani.

Chi era San Tito

Giornalista professionista, San Tito, nato in Olanda nel 1935, prima e durante l'occupazione nazista dell'Olanda, lottò, con fedeltà al Vangelo, contro il diffondersi delle ideologie nazionalsocialiste e per la libertà delle scuole cattoliche e della stampa cattolica. Per questo, venne arrestato e, dopo un calvario di carceri e lager, fu internato a Dachau. Il 26 luglio 1942, fu ucciso fra sofferenze e umiliazioni, mentre infondeva serenità e conforto agli altri deportati e beneficava gli stessi aguzzini.  Proclamato beato da San Giovanni Paolo II il 3 novembre 1985, è stato canonizzato da papa Francesco il 15 maggio 2022.


L’orrore del campo di concentramento

San Tito all’infermiera che gli iniettò l’acido fenico per ucciderlo, regalò una coroncina fatta di rame e di legno e quando la donna gli disse che “quell’oggetto non le serviva perché non sapeva pregare, lui le rispose: «Non occorre che tu dica tutta l'Ave Maria, di' soltanto: Prega per noi peccatori’». Fu la donna, in seguito, a  raccontare come san Tito sopportasse gli esperimenti ai quali era sottoposto e di come rispondesse con l’amore a tutto ciò che subiva. Azioni e parole che, lentamente, si insinuarono nel cuore della donna al punto che si convertì.

«Abbiamo imparato in questi campi di concentramento – ha detto monsignor Parisi - , in questi campi di morte, che il livello umano è talmente umano da arrivare, a volte, ad essere brutale, animalesco. Allora, per risollevare il capo, per rialzarsi, per ricostruire l’umanità dalle ossa aride della fine, c’è bisogno di una proposta che sia per l’uomo, ma a livello di Dio».

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